Marco Damilano aveva un piano B: sarà il conduttore del nuovo programma dell'access prime time di Rai 3

Lasciata la direzione dell'Espresso con "dati di vendita impietosi", il giornalista passa a Rai 3 per il "progetto innovativo" voluto da Carlo Fuortes

Il 2022 è un anno di profondi cambiamenti per Marco Damilano. Dopo aver lasciato il settimanale L'Espresso dopo quattro anni e mezzo di direzione e ventidue di servizio, in aperta polemica con il passaggio di proprietà dal gruppo Gedi di John Elkann a BFC Media di Danilo Iervolino, il giornalista si ricicla in Rai. Sarà lo storico volto degli "spiegoni" di Propaganda Live a condurre l'annunciata e più volte rimandata striscia quotidiana d'approfondimento informativo nell'access prime time di Rai 3 in partenza a settembre.

Marco Damilano, Espresso addio: ora sbarca a Rai 3

L'indiscrezione è riportata da Tv Blog prima di una conferma ufficiale da parte della Rai. Rai 3 ha deciso di lanciare la trasmissione nello spazio di palinsesto tra le 20:35 e le 20:45, tra Che succ3de? di Geppi Cucciari e la soap Un posto al sole. Il programma proverà a fare concorrenza a Stasera Italia di Rete 4 e in parte a Otto e mezzo di La7, che comincia qualche minuto più tardi. 

La brevità di questo format è stato l'elemento cruciale che ha spinto Lucia Annunziata prima e Bianca Berlinguer poi a rinunciare al progetto e a dedicarsi esclusivamente ai loro talk, Mezz'ora in più alla domenica pomeriggio e #Cartabianca al martedì sera. L'amministratore delegato Carlo Fuortes ha definito il programma "un progetto innovativo" perché verrà trasmesso da uno studio della sede Rai di viale Mazzini a Roma, a stretto contatto con i vertici dell'azienda. 

Giornalista politico e cronista parlamentare di lungo corso, Damilano ha pubblicato numerosi saggi d'attualità e partecipa da tempo a diverse trasmissioni televisive, soprattutto DiMartedì, Propaganda Live e prima ancora Gazebo sempre con Diego Bianchi. 

Damilano, dimissioni dall'Espresso e passaggio a Rai 3

Nella sua lettera di saluto ai lettori dell'Espresso, Damilano spiega di aver appreso del passaggio di proprietà della rivista "da un tweet di un giornalista" e che gli ultimi mesi alla guida del settimanale sono stati "di stillicidio continuo", caratterizzati dal susseguirsi di "voci che sono circolate indisturbate e che hanno provocato un grave danno alla testata". Damilano definisce "scellerata" la decisione di Gedi di vendere il giornale, "la violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia" e "un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano" che "mette a rischio la tenuta dell'intero gruppo".

"Se avesse fatto meno ospitate in tv, forse si sarebbe accorto del disastro di copie del settimanale", ha scritto in merito Dagospia riportando un articolo di Stefano Marrone per True News nel quale si ricorda che "quando il direttore va perennemente in tv, il giornale ne risente". I numeri non mentono. Nel quinquennio di Damilano "i dati di vendita dell'Espresso sono impietosi: al suo arrivo, dopo un biennio di crescita (203mila copie vendute nel 2016 e 269mila nel 2017), la rivista ha iniziato a ridurre le copie vendute, fino a scendere sotto le 175mila copie vendute – con crollo ulteriormente aggravato negli ultimi mesi del 2021".