Il conduttore di "Ore 14" si sfoga dopo l'avviso di garanzia ricevuto dalla Procura di Caltanissetta
I servizi di Ore 14 sulla scomparsa di Denise Pipitone costano cari al conduttore Milo Infante. Il giornalista è stato raggiunto da un avviso di garanzia per diffamazione aggravata: la Procura di Caltanissetta l'ha inserito nel registro degli indagati per aver espresso forti critiche sulla gestione di uno dei casi di cronaca più controversi della storia recente. A rendere la vicenda ancora più intricata è l'indiscrezione giornalistica, rivelatasi falsa, che a querelare sarebbe stata la Procura titolare dell'inchiesta, quella di Marsala.
Milo Infante indagato: Denise Pipitone è un caso ancora aperto
In un'intervista concessa a Fabio Amendolara per La Verità, Milo Infante spiega che "basta fare questo mestiere da più di tre giorni per capire che, se a indagare è un'altra Procura, è perché chi ha querelato è un magistrato".
Ai colleghi esperti in veline e copia e incolla mi sento di dire che bastava fare domande per ottenere delle risposte. Queste sono fake news che non fanno bene al giornalismo. Alcuni colleghi in questa vicenda hanno dato ancora una volta prova di superficialità.
A pagare resta chi come lui cerca di fare davvero luce su quello che è successo alla bambina di Mazara del Vallo sparita nel nulla dal 2004 e mai ritrovata.
In questa storia sulla graticola ci finiscono sempre quelli che Denise Pipitone l'hanno cercata con tutte le forze e mi riferisco a ex pm, giornalisti e non solo.
Infante rivela di non conoscere il motivo specifico della querela e che ci sono diversi giornalisti, ospiti di Ore 14, indagati a Caltanissetta. Sotto accusa sono soprattutto le puntate della trasmissione di Rai 2 successive all'ultima richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Marsala.
Posso dire che proprio non riesco a vedere su cosa potrebbe reggersi la diffamazione che mi viene contestata. Bisognerà capire.
La richiesta di archiviazione fa riferimento all'invadenza delle televisioni e all'invasione di campo da parte dei giornali. Nel documento della Procura si legge che "l'influenza dei media è a tale punto che essi non si limitano a raccontare gli eventi, piuttosto, spesso, in una gara a chi arriva prima tra diverse testate giornalistiche, a provocarli. E tali eventi hanno pure una sgradevole referenza sulle indagini in corso". Il conduttore ritiene che sia "un atto d'accusa nei confronti della stampa".
Questo lo posso affermare a gran voce e nessuno può dire il contrario. […] Bisogna cercarla, questa bambina. Se volete la gente che applaude ogni volta che fate degli arresti, questo non è il nostro tipo di giornalismo. Finché non troveranno Denise, noi continueremo a dire che devono cercarla. Ovviamente non devono dare conto solo a noi, bisogna dare risposte concrete ai genitori, che lottano da soli in questa vicenda. La cosa davvero grave è che Denise non la sta cercando nessuno. In compenso abbiamo i giornalisti querelati per diffamazione.
Milo Infante: Denise "va cercata, non archiviata"
Intanto, i deputati e i senatori della Lega in Commissione di Vigilanza Rai si sono schierati dalla parte del giornalista. "Pur rispettando il lavoro delle Procure, riteniamo che sarebbe più utile indagare sulla scomparsa di Denis Pipitone, piuttosto che sui giornalisti coraggiosi e ostinati che non vogliono lasciare aperta questa drammatica ferita italiana", fanno sapere i parlamentari leghisti.
"Se qualcuno pensa che sia sufficiente per fermarci sbaglia. Continueremo a cercare Denise": così scrive Infante sui social postando sul suo profilo la foto della notifica giudiziaria.