Paolo Bargiggia contro Mediaset: "Trattato peggio di un pedofilo"

"Sono incazzato: tutelerò la mia immagine nelle sedi competenti", ha tuonato Paolo Bargiggia: ecco cos'è successo con Mediaset

Paolo Bargiggia attacca Mediaset. Il giornalista sportivo, celebre per la barba, le bombe di calciomercato in tv e i pensieri di estrema destra, ha sollevato un polverone per un post su Twitter alla vigilia della finale dei Mondiali di Russia 2018. Tgcom24.it e Sportmediaset.it si sono addirittura dissociati “fermamente” dalle “affermazioni dal tenore e dal contenuto razzista pubblicate da Paolo Bargiggia sul suo account personale di Twitter, in particolare quelle legate alla finale mondiale tra Francia e Croazia”.

Paolo Bargiggia Mediaset: è scontro

Poche ore prima di Francia-Croazia, Bargiggia ha scritto su Twitter: “Una nazionale completamente autoctona, un popolo di 4 milioni di abitanti, identitario, fiero e sovranista: la Croazia, contro un melting pop (non pot, ndr) di razze e religioni, dove il concetto di nazione e Patria è piuttosto relativo: la Francia. #iostoconlacroazia”. Le accuse di razzismo, tuttavia, non sono proprio andate giù al giornalista. Con un editoriale affidato al quotidiano La Verità, Bargiggia dice la sua e annuncia querele, come si può leggere dal post diffuso dalla sua pagina Facebook.

Paolo Bargiggia, Twitter indigesto

“Purtroppo per i signori del comunicato, segnalo che in Italia non esiste il reato di opinione, che la parola razza è contemplata dalla Costituzione e che il mio tweet non aveva contenuti razzisti. Mi riservo di tutelare la mia immagine nelle competenti sedi”, ha scritto Bargiggia. “Sono incazzato per quel comunicato. Tengo a precisare che ai più risulta come se tutta l'azienda avesse fatto una nota per dissociarsi. Invece si tratta del sito Sportmediaset.it e di Tgcom24.it. Due aree informative che vanno sotto la direzione di tale Pucci (Andrea, direttore di NewsMediaset, ndr) ma la cui delega è stata data a Paolo Liguori. Mi fermo qui”.

“Ne approfitto invece – ha concluso – per ringraziare il mio direttore, Alberto Brandi, che pur sollecitato non ha voluto aderire a questa follia. Accusare una persona, un collega, di razzismo, oggi è peggio che dargli del pedofilo e del terrorista”. Poi l’affondo definitivo: “Oggi c'è una dittatura del pensiero unico, a livello informativo, televisivo, di talk. C'è un unico modo di pensare: se non ti omologhi al pensiero dominante, quello del globalismo e del mondialismo, finisci sulla graticola”.

Fonte foto: https://www.facebook.com/paolo.bargiggia.14