Patrizia Rossetti non ha bisogno di presentazioni per il pubblico che da sempre segue le soap. È stata lei per moltissimi anni il volto che dagli studi di Rete 4 ha lanciato serie che ancora oggi sono rimaste nel cuore di molte telespettatrici che dalla tv cercavano anche sogno ed evasione. Noi l’abbiamo incontrata e le abbiamo fatto qualche domanda.
Patrizia, negli anni ’80 dire soap e dire il tuo nome era quasi la stessa cosa. Il pubblico ti identificava. Tu questo mondo l’hai conosciuto bene. Cosa piaceva? Perché tanta audience?
Quello degli anni ’80 è stato il periodo di maggior successo, non è sbagliato parlare di un vero e proprio boom, sia per le soap-opera che per le telenovelas. Il pubblico era entusiasto, si sentiva coinvolto dalle tematiche affrontate nelle soap, che erano di viva attualità. Pensiamo ad esempio a “Sentieri”: la sceneggiatura toccava argomenti quali la piaga della droga, l’Aids che allora stava dirompendo, la criminalità. Le telenovelas invece avevano - possiamo dirlo? – compito di far sognare con storie lontane nel tempo, i costumi spettacolari, ed alla conclusione un lieto fine.
Oggi però questo tipo di programmazione ha sempre meno spazi sulla tv generalista come mai?
Devo essere onesta, analizzando quello che succede adesso, una risposta non saprei darmela. Stando sempre alle reti Mediaset, che sono quelle su cui ho più lavorato, vedo che quando ancora trasmettono soap o telenovelas il pubblico c’è. Un esempio è “Tempesta d’amore”, che però personalmente non mi piace molto.
Cosa non ti convince?
Credo che sia la distanza dei protagonisti, la produzione è tedesca, dal nostro mondo e modo mediterraneo e più solare di affrontare la vita. Sono lontani dal nostro modo di essere. Ciò non toglie, ripeto, che un pubblico di fedeli ce l’ha e questo testimonia una volta di più che c’è ancora la domanda per questo tipo di storie. Un esempio di successo è “Segreto”. Le amiche mi raccontano che non se ne perdono neppure una puntata.
Da un’ impegnativa programmazione degli anni ’80 alla quasi alla sparizione di oggi, come ti spieghi questo cambiamento?
Quasi un eccesso allora, dalla mattina alla sera e anche in prima serata telenovelas e soap. Pensiamo anche al successo di alcuni protagonisti che sono diventati vere e proprie star e sono stati ospiti in Italia per ritirare alcuni premi, come il Telegatto. Se eventualmente adesso, non dico le stesse produzioni di allora, venissero inserite negli spazi pomeridiani otterrebbero comunque il loro seguito. In questo momento i palinsesti sono intasati solo di cronaca, lo spazio ci sarebbe.
Cosa non piace a Patrizia Rossetti della televisione di oggi?
Questo eccesso di cronaca, questo talk in cui tutti parlano. Ore e ore di “bla, bla, bla” e in cui ognuno degli ospiti si crede un giudice in diritto di emettere sentenze su questo tema piuttosto che su di un altro. C’è anche poco rispetto del pubblico. Non credo che sia venuto meno nella gente il desiderio, accendendo il televisore, di evadere dalla quotidianità. E torniamo a prima, ecco perché “Tempesta d’Amore”, “Il Segreto”, “Beautiful” o “Cento Vetrine” sono comunque seguite.
Un messaggio a chi determina le scelte?
Forse di ascoltare più il pubblico. Certo dagli anni ’80 le cose sono cambiate. Me ne ero resa conto io stessa quando hanno cominciato ad arrivare i reality, però ci sarebbe spazio per tutti. Quando esco di casa la gente ancora mi riconosce e mi chiede perché Patrizia non c’è più “Buon Pomeriggio”, perché non fanno più le telenovelas? Beh motivi per interrogarsi per chi sta dietro le scrivanie o le antenne televisive ce ne sono.
Internet e la tv on demand possono essere un’alternativa?
Certo, con questi nuovi strumenti ognuno può scegliersi cosa vedere e quando. Sono strumenti molto utili. Fermo restando che è un peccato che la tv generalista, che dovrebbe trovare lo spazio per tutti i pubblici, escluda sempre di più un genere come quello di questi sceneggiati che un po’ hanno fatto anche la sua storia.