I vertici del servizio pubblico condannano Orsini per le parole sui bambini "felici anche in una dittatura" e preparano i paletti ai "talk-pollaio"
Un corto circuito esplode ai vertici della Rai. Nei programmi del servizio pubblico si chiede di supportare l'Ucraina per difendere la democrazia, ma esprimere un parere critico, esercizio di esaltazione della stessa perché espressione della pluralità delle idee, sarà sempre più difficile. I vertici della Rai stanno mettendo in atto questa pratica prendendo le distanze in maniera chiara ed inequivocabile dal professor Alessandro Orsini e da chi ha un'opinione simile alla sua.
Cos'ha detto Alessandro Orsini a Cartabianca?
Dopo la cacciata da #Cartabianca voluta dal Pd e il successivo reintegro dell'esperto di sicurezza internazionale disposto a partecipare a titolo gratuito, Orsini continua ad essere oggetto di dibattito. Stavolta per le dichiarazioni sulla guerra e le vittime innocenti avvenute durante l'ultima puntata del talk show di Rai3 condotto da Bianca Berlinguer.
La vita dei bambini è più importante della democrazia e della libertà, anche perché un bambino anche in una dittatura può essere felice.
Pur avendo precisato il suo pensiero sui social ("Preferisco che i bambini vivano in democrazia ma se l'alternativa è tra le bombe democratiche sulla testa dei bambini e la dittatura, che però assicura la pace sociale, preferisco, per i bambini e non per me, la dittatura"), queste parole hanno mandato su tutte le furie il direttore di rete Franco Di Mare, che le ha definite "riprovevoli e assolutamente incondivisibili".
Questa posizione è condivisa dal direttore delle relazioni istituzionali Luca Mazzà, ex direttore del Tg3. Il Giornale riporta alcuni stralci della risposta di Mazzà all'interrogazione parlamentare presentata in Commissione di Vigilanza Rai da Andrea Romano del Pd, lo stesso che aveva definito Orsini un "pifferaio della propaganda di Putin".
Mazzà fa sapere che la Rai deve assicurare il pluralismo e "la verifica della veridicità delle fonti" e farsi garante della responsabilità, in particolare in questo periodo "a fronte delle atrocità che si stanno compiendo ai danni di bambini, donne, uomini, famiglie". Bisogna "saper soppesare anche le parole, pur nella comprensibile foga dell'esposizione delle proprie posizioni, perché il linguaggio è sostanza". I talk devono quindi diventare "specchio e vetrina di questa complessità ed è in questa sede che più forte devono essere l'attenzione e il rigore a cui tutti i protagonisti si devono richiamare".
In arrivo regolamento Rai per i talk show: cosa prevede
È per questi motivi che il 12 aprile la Commissione di Vigilanza esaminerà una risoluzione avanzata dal presidente e senatore di Forza Italia Alberto Baracchini. L'obiettivo è far entrare in vigore un regolamento in cinque punti che andrà a limitare le presenze e i comportamenti degli opinionisti nei programmi della Rai.
Nel regolamento si raccomanda di ospitare in trasmissione "solo persone di comprovata competenza e autorevolezza" e di "privilegiare" le ospitate a titolo gratuito, di evitare "la rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni, alla ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto". Inoltre si chiede la "rotazione delle presenze" e di assicurare "l'equilibrio corretto delle posizioni esposte".
Nel frattempo, Orsini si schiera con il direttore di Limes Lucio Caracciolo, vittima dell'ultima "fatwa" di Gianni Riotta che l'ha inserito nella sua personale lista di proscrizione bollandolo come "il portabandiera dei Putinversteher con il perenne bla bla sul peccato originale dell'Occidente". "Ci sono coloro che dedicano la propria vita a studiare la sicurezza internazionale e la guerra in Ucraina – scrive Orsini sui social – e ci sono quelli che non fanno niente dalla mattina alla sera e si limitano a dire che ci sono i putiniani".