Sanremo e il Tg2 tra le cause della maxi-multa Agcom alla Rai

Non solo il Festival e il tiggì di Gennaro Sangiuliano: anche Gad Lerner e Bianca Berlinguer hanno mancato di imparzialità e pluralismo

L'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha inflitto alla Rai una multa da 1,5 milioni di euro. L'ente ha sanzionato la mancanza di indipendenza, imparzialità e pluralismo in alcuni programmi delle reti e queste violazioni del contratto di servizio hanno portato alla batosta, oltre alla politica "poco trasparente" nella vendita degli spazi pubblicitari. Nelle motivazioni depositate, il Garante segnala gli episodi contestati e un passaggio significativo riguarda Sanremo 2020, la 70esima edizione del Festival affidata alla conduzione e direzione artistica di Amadeus. 

Agcom: osservatorio indica le violazioni

Le motivazioni della maxi-multa fanno riferimento alla "scorretta rappresentazione dell'immagine femminile e il ruolo stereotipato della donna" nella manifestazione, senza indicare però i casi specifici. 

Anche in questo caso è stata verificata una carenza della particolare responsabilità richiesta alla Rai nella garanzia della dignità della persona e nella rappresentazione dell'immagine femminile.

Pure Gad Lerner e Bianca Berlinguer non hanno rispettato il pluralismo, seppur in modo "lieve" per le imprevedibilità della diretta. "Vorrei proprio vedere su che cosa è stata fatta quella multa – aveva detto la Berlinguer a Lucia Annunziata nel corso del talk #Cartabianca –. Vediamo cosa verrà fuori quando avremo le motivazioni".

Inoltre tutti e tre i notiziari delle reti hanno penalizzato il Movimento 5 Stelle nel periodo tra agosto 2019 e gennaio 2020. L'Agcom parla di "una costante e reiterata e sistematica sotto-rappresentazione nei notiziari" dei ministri, viceministri e sottosegretari del Movimento. 

Agcom, multa alla Rai: sotto accusa il Tg2

Il Tg2 è il soggetto con il maggior numero di infrazioni. Il telegiornale diretto da Gennaro Sangiuliano viene citato in due casi in particolare. 

Il primo è il reportage dei giornalisti Manuela Moreno e Fabrizio Sileni sul "fallimento del modello di integrazione" svedese, nel quale si segnalano "decine di quartieri fuori controllo" dove "la polizia non entra" e "vige la sharia, la legge islamica". Quelle immagini hanno persino causato la reazione dell'ambasciata svedese in Italia. Già nell'occasione della messa in onda l'Agcom parlò di "visioni parziali" e "confusione tra cronaca e commento".

Il secondo è il servizio del 26 luglio sull'omicidio del vice-brigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a Roma con 11 coltellate dagli studenti statunitensi Finningan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort. Il Garante sottolinea che nei titoli, nel lancio e nella cronaca si sostiene "con assoluta certezza che i responsabili dell'omicidio fossero 'due nordafricani', mentre la responsabilità presunta è presto ricaduta su due cittadini statunitensi". 

Infine, il TG Regione dell'edizione Emilia-Romagna è responsabile per il reportage diventato tristemente virale dalla manifestazione dei nostalgici fascisti a Predappio nell'anniversario della morte di Mussolini, con tanto di saluti romani, revisionismo storico e interviste imbarazzanti. L'Agcom bolla quel servizio (valso le dimissioni del caporedattore Antonio Farnè) come "al limite dell'apologia del fascismo".

Le delibere sono disponibili sul sito ufficiale dell'Agcom.

La Rai ha replicato con una nota impugnando la multa.

Finalmente la Rai ha potuto leggere le motivazioni che hanno determinato l'AGCOM a irrogare una sanzione di 1,5 mln di euro per ipotizzata violazione delle norme in materia di pluralismo informativo. In particolare l'Autorità, trascurando di considerare le migliaia di ore di informazione plurale, accurata e approfondita che viene garantita annualmente e da sempre dalla Concessionaria a livello nazionale e locale, si sofferma su singoli episodi non confrontabili tra loro.

Alcuni risalgono nel tempo e non sono mai stati contestati prima, eppure vengono accostati in modo arbitrario e confuso in termini sia di contenuto sia cronologici. Il tutto per giungere a conclusioni di natura sostanzialmente deontologica ed editoriale circa le modalità di esercizio del diritto costituzionalmente garantito di libera manifestazione del pensiero, di critica e di cronaca dei giornalisti Rai, per i quali si chiede addirittura l'adozione di iniziative di formazione.

Del tutto incomprensibile risulta anche la decisione dell'AGCOM in materia di determinazione dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari, assunta con una seconda delibera nella quale si giunge apoditticamente alla conclusione che Rai avrebbe adottato, in un mercato che peraltro espressamente AGCOM considera complessivamente opaco, una politica commerciale poco trasparente. E ciò senza neanche una preventiva e approfondita indagine di mercato che coinvolga tutti gli operatori del settore dei media audiovisivi o il supporto di esaustive ed esplicative elaborazioni matematiche, o il riferimento a un singolo valore numerico.

L'Azienda considera i rilievi dell'Autorità completamente infondati e gravemente lesivi della propria libertà editoriale e d'impresa, e sta di conseguenza valutando tutte le opportune iniziative da assumere.