È stato per anni la faccia sghemba e il muso fuori controllo del cinema italiano: all'età di 72 anni è morto Flavio Bucci, interprete irregolare che ha illuminato set e palcoscenici nostrani. A trovare Bucci riverso sul pavimento di casa e privo di vita è stata la persona che si prendeva cura della sua abitazione, un alloggio di Passoscuro sul litorale romano, le stesse spiagge in cui finiva La dolce vita di Fellini. Nato a Torino nel 1947 da una famiglia molisano-pugliese, Bucci ha attraversato da protagonista quello che definiva "il dissoluto ambiente del teatro pieno di pazzi e di stravizi".
Flavio Bucci: Ligabue della tv e tanto altro
Nel corso della sua lunga carriera, Bucci ha interpretato con la stessa grazia febbrile le maschere di Pirandello, il pazzo gogoliano, Riccardo III e Shylock.
Ma il suo più grande successo è l'Antonio Ligabue dello sceneggiato Rai diretto da Salvatore Nocita nel 1977: 13 milioni di spettatori incollati allo schermo, premi e riconoscimenti in tutto il mondo.
Si dice che per entrare nel personaggio, ogni giorno Bucci si fa proiettare nel cinema di Gualtieri, nella bassa reggiana, i documentari di Raffaele Andreassi dedicati al pittore. Sul piccolo schermo è anche uno splendido commissario Ingravallo in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Piero Schivazappa, per il quale recita con l'accento molisano del padre.
L'esordio al cinema risale invece al 1971 con Elio Petri per La classe operaia va in paradiso: è appena arrivato a Roma dalla sua Torino e un ruolo decisivo per la sua carriera lo ha Gian Maria Volonté, vecchio amico di famiglia.
Il primo ruolo importante arriva proprio con Petri: è Total, il bancario marxista-mandrakista allergico al denaro, nel terzo capitolo della "trilogia della nevrosi", La proprietà non è più un furto. Due anni dopo, nel 1975, è il balordo Blackie nell'horror cult L'ultimo treno della notte di Aldo Lado, uno dei film più violenti mai realizzati in Italia.
Flavio Bucci: Il Marchese del Grillo un ruolo cult
Gli spettatori amano e citano a memoria le battute del suo Don Bastiano, il prete con l'occhio sfregiato che nella commedia Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli diventa un brigante e finisce con la capoccia tagliata.
Negli anni '80 Bucci torna ai ruoli secondari e al teatro, e intanto si lascia andare agli eccessi: rivela di fumare tanto, di passare da una donna all'altra, di consumare cinque grammi di cocaina al giorno e berci su una bottiglia di vodka liscia.
I suoi ultimi ruoli memorabili rimangono lo stimato giornalista comunista di Caterina va in città di Paolo Virzì, "pappa e ciccia" col deputato fascista di Claudio Amendola, e il sottosegretario e ministro Franco Evangelisti, lacchè personale di Andreotti, nel biopic Il Divo di Paolo Sorrentino.
Bucci è stato raccontato di recente nel documentario Flavioh di Riccardo Zinna. Il regista e scrittore Giuseppe Sansonna ha invece dedicato all'attore una delle "storie scellerate" del suo libro Hollywood sul Tevere, edito da Minimum Fax.
L'attore lascia tre figli: i primi due nati dal matrimonio con la principessa Pignatelli, il terzo dalla sua ultima compagna, una donna olandese. La serie completa di Ligabue è disponibile su RaiPlay e alla luce della sua scomparsa diventa una visione ancora più necessaria.
Fonte foto: https://youtu.be/wg1qw66daAw
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