La presenza a #Cartabianca di Alessandro Orsini, professore di Sociologia generale e Sociology of Terrorism alla Luiss e fondatore e direttore dell'Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale dell'università romana, manda su tutte le furie il Partito democratico. Orsini si sta rivelando uno dei pochi esperti di politica internazionale che cerca di raccontare con lucidità, realismo e obiettività le complessità dietro la guerra in Ucraina. Ma le analisi e previsioni del sociologo non piacciono ai vertici del partito di Enrico Letta.
Alessandro Orsini, professore della Luiss nel mirino del Pd
Il Pd sbatte i piedi perché Orsini avrebbe un contratto di duemila euro a puntata per ogni apparizione al programma di Rai 3 condotto da Bianca Berlinguer. Stando a quanto scrive il giornalista Simone Canettieri sul Foglio, ormai su posizioni apertamente neocon, Orsini ha un contratto che prevederebbe sei appuntamenti. "I contratti della Rai devono rimanere in Rai, come succede in tutte le reti. Non ho altro da aggiungere", ha detto la Berlinguer in merito, senza confermare né smentire.
"Non esiste né può esistere alcuna 'par condicio' tra aggredito e aggressore. Ed è assolutamente inaccettabile che le risorse del Servizio Pubblico Radiotelevisivo vengano utilizzate per finanziare i pifferai della propaganda di Putin", scrive sui social il parlamentare e membro della Commissione di Vigilanza Andrea Romano, accompagnando il cinguettio con l'hashtag #StandWithUkraine.
"Orsini è giusto che esprima liberamente il suo pensiero, ci mancherebbe. Che io lo debba però anche pagare, anche no. Roba da matti", puntualizza il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. "Imbarazzante che la Rai metta sotto contratto Alessandro Orsini per parlare a #Cartabianca. Ognuno può pensarla come vuole, ma prendere soldi dalla nostra tv di Stato per andare in tv a esprimere posizioni pro-Putin è troppo. La Rai, almeno la Rai, non può essere equidistante", tuona il Vice Presidente dei deputati di Italia Viva Marco Di Maio. Ancora più duro è il post della senatrice Valeria Fedeli.
Garantire il pluralismo non significa e non può significare, soprattutto per il servizio pubblico e in particolare nell'attuale emergenza bellica causata dall'aggressione russa all'Ucraina, mettere sullo stesso piano aggrediti e aggressori riconoscendo quindi pari spazio e visibilità anche a posizioni apertamente giustificazioniste nei confronti del presidente russo Putin. Alla luce anche delle numerose documentazioni circa ripetuti, diffusi e continui crimini di guerra commessi contro la popolazione civile, è da considerare pertanto quantomeno discutibile, se le anticipazioni di stampa avessero conferma, la contrattualizzazione del professor Orsini, già noto per le sue tesi filoputiniane, con la trasmissione di Rai 3 Cartabianca. La Rai è chiamata a marcare la propria differenza e comportarsi con un senso di responsabilità e a garantire alle cittadine e i cittadini un'informazione seria, documentata, basata su fonti e ricostruzioni non manipolate a scopo propagandistico. Per questo chiederemo all'azienda di chiarire le modalità dell'eventuale partecipazione del Prof. Orsini a un programma di informazione del servizio pubblico e sull'entità del previsto compenso.
Cartabianca, Orsini fa infuriare la sinistra militarista
"Se le anticipazioni di stampa avessero conferma", scrive la Fedeli. La conferma, ad oggi, non c'è. D'altronde è in atto una feroce campagna diffamatoria contro Orsini. Il professore, "convinto europeista" e "pacifista realista", sta subendo "pressioni fortissime" per non tornare in televisione a parlare della guerra in Ucraina. Ma cosa dice di preciso a #Cartabianca?
Il professore condanna l'invasione militare della Russia e resta schierato dalla parte del blocco occidentale. Non sostiene Putin, anzi: lo considera un criminale di guerra. Tuttavia Orsini riconosce e denuncia le responsabilità della Nato che ha continuato a oltrepassare certe "linee rosse" sull'annessione dei Paesi dell'Est e sempre snobbato i segnali del premier russo. Inoltre condanna Zelensky per la sua folle strategia che porterà l'Europa verso una terza guerra mondiale e il governo italiano per aver approvato l'invio di armi all'Ucraina.
Queste posizioni hanno fatto diventare Orsini il bersaglio della "sinistra" militarista e del giornalismo "di regime". Negli ultimi giorni Wikipedia ha oscurato la sua pagina e Il Messaggero ha cancellato la sua rubrica settimanale, ora ospitata dal Fatto Quotidiano. Il sociologo è stato attaccato da uno stizzito Massimo Gramellini in un editoriale livoroso e offensivo nella rubrica "Il caffè" del Corriere della Sera. Orsini ha replicato pubblicando la lettera aperta inviata dal suo collega Fausto Fraisopi al direttore del Corriere, nella quale il professore dell'Università di Friburgo denuncia la "truce invettiva" di Gramellini, auspicando che una volta finita questa guerra si cominci a ragionale sul fatto che "persone senz'alcuna competenza possano parlare di tutto, inveire, inquisire, incitare al bando, moralizzare, senza avere nessuna formazione specifica né competenze logico-sintattiche di organizzazione del discorso ad un livello sufficiente di pertinenza".
"La cultura – chiosa Orsini su Facebook – non dovrebbe mai essere usata per colpire, ferire, umiliare o denigrare, ma sempre per comprendere, aiutare, superare le paure e liberare".
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