C'est la vie - Prendila come viene: la recensione della piacevole e incompiuta commedia dei registi di Quasi amici

C'est la vie - Prendila come viene di Oliver Nakache e Eric Toledano è una gradevole commedia, più innocua del dovuto e meno divertente delle aspettative

Oliver Nakache e Eric Toledano, la coppia di registi che fece il botto con Quasi amici, tornano con C'est la vie – Prendila come viene, commedia corale trionfante al botteghino d'oltralpe (oltre 20 milioni di euro guadagnati) e sospesa tra la farsa e la commedia di costume, senza riuscire ad essere davvero né l'una né l'altra. Quest'indecisione di fondo è l'elemento che, vedremo, impedisce al film di superare i confini dell'opera gradevole e innocua, dimenticabile per quanto piacevole, pur non mancando certamente di momenti divertenti. Il cast è variegato e comprende molti attori comici francesi; "capocomico" Jean-Pierre Bacrì, affiancato da Gilles Lellouche, Eye Haidara, Suzanne Clément, Vincente Macaigne, Alban Ivanov, Jackee Toto e Judith Chemla.

C'esta la vie - Prendila come viene, la trama

C'est la vie - Prendila come viene, escluso il prologo, rispetta le unità di tempo, luogo e azione; racconta i preparativi di un matrimonio e il successivo ricevimento, tenuto nelle stanze e nei giardini di un elegante castello del XVII secolo. Il capo di un'agenzia di wedding plain (Jean-Pierre Bacri) deve gestire la variegata combriccola di dipendenti, talvolta in regola e talvolta no, e di collaboratori e le svariate problematiche che questi creano; c'è, per fare alcuni esempi, l'amico fotografo che si concentra sul buffet e sulle invitate più che sulle foto, il cameriere che scambia la flute con il flauto e quello che capisce le cose sempre troppo tardi; ci sono il musicista cialtrone e la vice dal carattere sanguigno che non le manda a dire, il dipendente che si innamora della sposa e il caposala che non ha il coraggio di contraddire il capo, oltre ai perplessi lavoratori d'origine pakistana e indiana.

A questi si aggiunge lo sposo egocentrico, fanfarone ed estremamente fastidioso. La cerimonia rischia più volte di venire messa in discussione, salvata, dopo una serie di gags solo potenzialmente distruttive, alla fine solo dal senso d'appartenenza quasi comunitaria che contraddistingue i dipendenti, in regola o meno.

C'est la vie - Prendila come viene, stili di comicità

Gli interpreti di questa commedia corale, gentilmente folle e basata perlopiù sui dialoghi e sull'estremizzazione dei caratteri dei vari personaggi, sono testimoni di stili comici diversi; ci sono, per esempio, la comicità più surreale, quella più intellettuale, quella situazionista e quella più "ruspante". L'amalgama tra questi stili di comicità diversi funziona, e il merito, oltre a quello ovvio dei singoli attori, è in buona parte della coppia di registi, capaci di gestire l'affollato traffico e di amalgamare le diverse tendenze, creando così un unicum che a livello, come dire?, di "stile comico" diventa lo specchio del senso di comunità che contraddistingue i membri della variegata e vivace azienda/famiglia.

C'est la vie - Prendila come viene, l'analisi

Nel film di Eric Toledano e Oliver Nacake l'atmosfera comunitaria e familiare tranquilizzante e accomodante, che porta ad un finale all'insegna del "tarallucci e vino" (anzi, di torta nuziale e champagne) e che, annullando i contrasti, finisce per tenere a bada le spinte verso il folle, il surreale e il destabilizzante. C'est la vie - Prendila come viene è un film che non vuole porre problemi né sottolineare le contraddizioni della piccola "comunità" (su tutte, quelle inerenti all'integrazione degli immigrati), limitandosi a voler far ridere; di per sé, nulla di male.

Il problema è che in questo modo non solo come commedia di costume – decisamente innocua e che certamente non insiste sugli aspetti più negativi dei personaggi – non incide e si limita a rappresentare bonariamente un'ideale società molto "macroniana" e centrista, in cui le istanze di destra – il discorso contro il fisco del capo – convivono con una vagheggiata ed edulcorata visione progressista della realtà; il problema è che il film fa ridere molto meno di quanto avrebbe potuto e forse voluto. La coppia di registi flirta con la farsa, ma non trova mai il coraggio di spingere sull'accelleratore e di scatenare il potenziale destabilizzante del comico e la sua capacità di essere, anche in opere "senza pretese", in qualche modo un controcanto beffardo e anarchico della realtà. Banalmente, si ride molto meno rispetto al potenziale di molte gag, che spesso, dopo – per così dire – il primissimo impatto vengono bloccate e, in questo modo, non si scatenano fino in fondo, causando più che altro sorrisi e risate occasionali più che un vero fiume di risate spassose.

Per fare qualche confronto con film comici e commedie ambientate nel caos dei matrimoni, ben più divertente, anche perché neanche accennava ad una visione ironica di costume poi non seguita, era Funeral Party di Frank Oz, o ancor di più la prima irresistibile mezz'ora di Quattro matrimoni e un funerale (1994) di Mike Nichols.

Così, pur non mancando di momenti divertenti, C'est la vie - Prendila come viene di Nakache e Toledano viene condannato, ben più di Quasi amici, alla categoria del "film carino", definizione che per la commedia e per il comico è ancora più problematica e pericolosa che per altri generi.

Voto 6

Frase

Non la troviamo abbastanza creativo