Nel capitolo conclusivo della trilogia sul celebre X - Men, Hugh Jackman deve vedersela anche con problemi e sentimenti più reali
Spazio ai giovani e al ricambio generazionale: sembra essere questo lo slogan nascosto di Logan - The Wolverine. Certo, lo scopo del regista James Mangold non è quello di moralizzare il pubblico, di renderlo più sensibile a temi d'attualità come la disoccupazione giovanile e la sempre più elevata età in cui i lavoratori vanno in pensione, ma più semplicemente è quello di divertire, di far emozionare, di far passare due ore e un quarto piacevoli a chi al cinema, in televisione o al computer decidesse di guardare il film. In fondo, però, Logan - The Wolverine parla del ricambio generazionale, non quello della classe politica di un Paese o di quella dirigente di un'azienda, ma un ricambio dei paladini della giustizia che proteggono in mondo dal male. Un ricambio generazionale che in realtà avviene ben prima che il film cominci, che si colloca nel lasso temporale che separa Logan – The Wolverine dai precedenti film sugli X – Men. Bastano poche sequenze per rendersene contro: i mutanti non esistono quasi più, Wolverine è visibilmente invecchiato, ha la barba lunga, diverse rughe in viso e tante cicatrici in più, il professor Charles Xavier, a causa di una malattia, è solo una copia sbiadita del fantastico e potentissimo supereroe che è stato.
Logan: Wolverine è più drammatico e reale che mai
Tutti questi motivi sopra elencati fanno sì che Logan – The Wolverine assuma i caratteri, più che del capitolo conclusivo di una trilogia (come effettivamente è), di un film unico se non addirittura di un prequel di una nuova generazione di X – Men. Mutanti le cui avventure verranno raccontate in maniera differente, più cruda, più violenta ma anche più reale, meno legata al mondo fantasy di cui fanno parte. In Logan – The Wolverine c'è il sangue, c'è la sofferenza, c'è il dolore e c'è la drammaticità che mai si era vista in un film sugli X – Men: Hugh Jackman interpreta un Wolverine più umano e meno mutante del solito, che deve fare i conti con i problemi e i sentimenti che attanagliano la vita di ognuno di noi giorno dopo giorno. E forse è proprio per questo Hugh Jackman e il suo personaggio piacciono ancora di più rispetto ai precedenti film, ma è anche per questo che James Mangold sembra strizzare l'occhio ad un pubblico diverso: il suo film non è rivolto esclusivamente ad un pubblico giovane ma vuole attirare anche a chi è cresciuto leggendo i fumetti della Marvel sugli X – Men e ora, da adulto, è ancora affezionato a quei mutanti in costume. Non è un caso che Wolverine si trovi di fronte a sentimenti nuovi, a situazioni differenti dal conquistare il cuore di Jean Grey e avere la meglio sul rivale / amico Ciclope.
Logan - The Wolverine: la storia del mutante che piacerà a tutti
In conclusione, Logan – The Wolverine è un film imperdibile per chi è un fan dalle avventure del mutante con gli artigli di adamantio e degli X – Men in generale, così come non possono non vedere questa pellicola coloro che, anche se solo per passare il tempo, hanno visto i precedenti due spin – off su Wolverine ( X-Men le origini – Wolverine del 2009 e Wolverine – L'immortale del 2013). Il film di James Mangold lo consigliamo però anche a chi è un neofita della serie: certo, alcuni passaggi potrebbero non risultare chiari, ma la storia la si riesce comunque a seguire e apprezzare. Logan – The Wolverine risulta un film d'azione con meno pistole ma più artigli, altrettanto letali: basta entrare nell'ottica che si tratta di un film con mutanti supereroi e certamente il lavoro del regista newyorkese (che aveva anche diretto Wolverine - L'immortale ) verrà apprezzato. La trilogia di Logan si è conclusa nel modo migliore, la storia del più celebre degli X – Men non poteva che terminare in un modo differente da quello raccontato da James Mangold.
Voto: 6,5
Frase:
“Capitano cose brutte alle persone che mi stanno a cuore! Hai capito?”
“Allora io starò bene”
Fonte foto copertina: https://twitter.com/WolverineMovie