Scopriamo insieme qualche curiosità su Alessandro Quarta, violinista e polistrumentista salentino, apprezzato in tutto il mondo.
Alessandro Quarta è un polistrumentista e compositore. Un violinista apprezzato e acclamato in tutto il mondo che vedremo insieme ai ragazzi de Il Volo, Gianluca, Piero e Ignazio sul palco del Festival di Sanremo, il 9 febbraio 2019. Scopriamo qualche curiosità su questo famoso musicista italiano, acclamato anche all’estero.
Chi è Alessandro Quarta?
Alessandro Quarta nasce nel 1976, nel Salento. Grazie al suo talento e alla originalità delle sue esibizioni, Alessandro Quarta è stato definito “musical genius” dalla CNN americana.
Una vera eccellenza nel mondo della musica, anche oltreoceano visto che è una star negli Stati Uniti, come riporta Panorama. La sua bravura è figlia di grandi sacrifici e di costose lezioni che ha preso da maestri come Zinaida Gilels, Pavel Vernikov, Salvatore Accardo e Abraham Stern.
Alessandro Quarta, qualche curiosità sul violinista
Ha collaborato con grandi artisti internazionali, tra i quali possiamo annoverare Ray Charles, Aretha Franklin, Jamiroquai, James Brown, Tina Turner, Tom Jones.
In un’intervista a SalentoDove, Quarta rivela di aver iniziato a suonare il violino alla tenera età di tre anni. Ecco le sue parole:
A tre anni, ma me lo hanno tolto di mano e me lo hanno ridato un anno dopo. Un errore che si commette spesso con i bambini, credendo che siano troppo piccoli per suonare.
In Italia non si comprende il significato della parola “play” che significa “giocare” ma anche “suonare”. La musica è un gioco non un’imposizione come spesso viene percepita dai bambini che poi la abbandonano.
Il polistrumentista racconta, durante questa intervista, anche dell’importanza che per lui ha l’improvvisazione: "È tutto, nella vita ci troviamo ad improvvisare sempre, al primo appuntamento con una donna, ad una cena tra amici. L’improvvisazione non è “faccio quello che voglio” ma “faccio quello che sento”. In musica è tutto.
E aggiunge: "Prima che inventassero lo spartito si improvvisava sempre. Oggi anche comporre è improvvisazione, rimane scritta e per sempre".
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