Berhtoldt Hoover è come Reiner ed Annie un personaggio chiave per l'inizio della storia de l'attacco dei giganti, tuttavia la sua personalità lo renderà sempre in qualche modo subordinato a Reiner che tra i due viene percepito come più forte e al quale Bertholdt è particolarmente legato.
Curiosità che non tutti sanno su Bertholdt Hoover
- Come Reiner anche lui nasconde l'identità di uno dei giganti responsabili della distruzione di Wall Maria e quindi della morte della madre di Eren
- A differenza di Reiner, pur non amando il modo in cui vive, Bertholdt è in grado di mettere da parte i sentimenti per portare avanti la missione affidatagli
- È l'unico in grado di riportare alla ragione Reiner quando, preda del suo stato confusionale, si trova a non ricordare chi è o cosa ha fatto
- Il suo nome è di origine tedesca e significa forza luminosa
- Il suo soprannome è invece Berti
Analisi del personaggio
Ecco l'immagine del personaggio:
Bertholdt appare a tutti come una persona piuttosto debole di carattere. Ciò nonostante la sua identità di gigante lo rende una delle più grandi minacce per l'umanità.
Sempre insieme a Reiner Braun, lo affianca anche all'esame del reggimento scout, classificandosi terzo dopo Reiner e Mikasa.
Alto e magro, porta i capelli corti e dagli altri è conosciuto per essere uno che suda spesso. Allo stesso modo, in versione gigante, emana getti di vapore che lo consumano al punto da impedirgli di muoversi per un po'.
Scarso di iniziativa mostra di avere un buon potenziale come soldato ma è altresì convinto di non avere abbastanza forza di volontà. Taciturno cerca sempre di starsene tranquillo, evitando di farsi notare troppo e finendo con il passare per una persona fredda e poco incline ai sentimenti quando invece è sempre molto attento verso i suoi compagni e, in particolare, verso Reiner.
Con Eren ha un rapporto amichevole ma non paragonabile a senso di profonda amicizia che prova per Reiner.
Più consapevole del suo ruolo e meno carico di sensi di colpa rispetto ad Annie e Reiner, Bertholdt pensa che l'unica vera colpa di tutto vada al mondo in cui vivono che con la sua crudeltà li spinge a compiere azioni che altrimenti preferirebbero di certo evitare.
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