Prima di parlare di Death Note e dell'adattamento live action di Netflix, è necessario fare una premessa. L'accusa, quella di whitewashing, non è ceero una novità all'interno del mondo del cinema. Una non fedele rappresentazione dell'etnicità dei personaggi, a Hollywood, è già stata rimproverata ad attori come Ben Affleck, quando ha interpretato l'agente della CIA per le operazioni tecniche Tony Mendez in Argo; come Emma Stone, che ha interpretato Allison Ng, peronaggio per metà Hawaiiano, per metà cinese in Aloha; o come Mickey Rooney sconcertante ritratto di un nobile giapponese in Colazione da Tiffany.
E la lista ovviamente si allunga quando si tiene in conto anche il regno del fantastico: di recente non si è parlato altro che di Tilda Swinton nei panni dell'Antico in Doctor Strange; qualche anno prima era toccato a Liam Neeson per il personaggio di Ra's al Ghul in Batman Begins...
Ah, già: come dimenticare anche il caso di Scarlett Johansson per Ghost in the Shell? Alcuni fan avevano addirittura organizzato una petizione alla Dreamworks – che chiedeva di sostituire l'attrice – che ha raccolto più di 28mila firme.
Death Note: Netflix, siete pronti alla bufera
Polemiche e discussioni stanno già montando prima del debutto del film live action di Netflix, Death Note. Light Yagami, che ora diventa addirittua un più british Light Turner, interpretato dall'occidentalissimo Nat Wolff, sta suscitando reazioni per lo più negative. Una petizione on line di Sarah Rose ha ricevuto più di 13mila film e promette di boicottare il film per il cast tutto bianco. La petizione denuncia anche che l'attore di origini americane e asiatiche Edward Zo è stato scartato dopo un'audizione per il film.
Curioso che mentre la petizione rifiuti un casr del tutot bianco, l'attore di colore Keith Stanfield avrà il ruolo di L nel film e Paul Nakauchi interpreterà Watari. Anche la scelta di Stanfield ha sollevato, sebbene di diverso tipo, alcune critiche.
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