In queste ore, la famosa serie di My Hero Academia sta attraversando un momento difficile e tutto per via di un nome che l'autore Kohei Horikoshi ha dato ad un suo personaggio.
Tutto è accaduto per via dell'ultimo capitolo, dove il personaggio di Ujiko ha finalmente rivelato il suo nome. La scelta, purtroppo è ricaduta su un termine che ha risvegliato vecchie ferite, soprattutto al popolo cinese e a quello coreano.
Per questo motivo, nonostante le scuse da parte della casa editrice e dello stesso autore, in Cina è partito il ban per la serie.
My Hero Academia: Il ban dalla Cina
Questo è un tweet con uno dei post di polemica per il capitolo di My Hero Academia.
Sebbene sia la casa editrice che l'autore di My Hero Academia abbiano scelto di scusarsi, annunciando un cambio di nome per il personaggio di Maruta, in Cina e in Corea gli animi non si sono affatto placati. Sono state infatti richieste scuse più sentite da parte dell'autore.
Inoltre, in Cina a partire da ieri per l'anime di My Hero Academia è partito il ban. Il manga non è più acquistabile o leggibile e un gioco mobile che era in creazione proprio presso uno studio cinese è stato bloccato.
Inoltre tutti i prodotti legati alla serie sono stati presi di mira e stanno ricevendo svariati voti negativi. Si tratta di una vera e propria protesta che solo l'autore, a questo punto, potrà fermare.
I problemi legati al nome scelto dall'autore di My Hero Academia
Tutto è nato per l'infelice scelta del nome che Kohei Horikoshi ha scelto di dare al nuovo personaggio che nel manga è responsabile di esperimenti sugli umani. Il suo nome è infatti Maruta, termine che ricorda anche un terribile momento storico legato alla seconda guerra mondiale.
Le forze imperiali nipponiche, infatti, ai tempi avevano messo in atto un progetto in codice che prevedeva la sperimentazione di armi batteriologiche.
Queste, per diverso tempo, furono usate su cavie che erano per lo più soldati cinesi e coreani. Un ricordo doloroso che ha risvegliato vecchie ferite, portando a reazioni estremamente aspre da parte della Corea ma sopratutto da parte del popolo cinese.
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