Per fortuna c'è Nicolas Cage. Guardando 211 – Rapina in corso, interrogandosi sul perché di alcune scene, cercando di trovare un senso alla trama e rimanendo sempre più delusi dallo spettacolo, non resta che consolarsi con l'attore premio Oscar che ancora una volta ha dimostrato di essere un attore di grande qualità. Nella pellicola diretta da York Shackleton risulta essere una sorta di puntino bianco in uno sfondo nero, l'unica luce in grotta buia: in 211 – Rapina in corso nulla infatti è all'altezza della professionalità dell'attore di Via da Las Vegas, Il genio della truffa, Fuori in 60 secondi e Il mistero dei templari. Non è la trama, non è la sceneggiatura, non lo sono molti dei suoi colleghi del cast, ma non lo sono anche certe inquadrature. 211 – Rapina in corso è un'idea interessante ma mal sviluppata, un film che sembra avere (almeno all'inizio) il potenziale per essere un action movie interessante ma che invece non riesce mai per decollare e finisce per precipitare velocemente nel dimenticatoio. Molto difficilmente, fra qualche anno, ripensando a pellicole basate su rapine a qualcuno verrà in mente questo film di York Shackleton. Insomma, 211 – Rapina in corso non è certo il degno erede di film con Ocean's Eleven o Inside Man.
211 – Rapina in corso: non basta una star come Nicolas Cage
Eppure i primi minuti di 211 – Rapina in corso sono tutt'altro che noiosi o privi di logica. Il film parte con il piede giusto, con un'ambientazione esotica, con esplosioni e scene ricche di azione e adrenalina: tutto sembra far pensare di essere di fronte a uno di quei film che in futuro si rivedono sempre con piacere. La situazione precipita quando l'ambientazione si sposta dal Medio Oriente agli Stati Uniti: con il passare dei minuti la storia perde di senso e lo spettatore si ritrova a interrogarsi sul perché i personaggi agiscano in quel particolare modo del tutto innaturale, irrazionale.
Sembra quasi di essere proiettati in un mondo parallelo, un modo del nonsense, dove personaggi che vengono presentati come grandi professionisti (in questo caso i rapinatori) perdono senza particolare motivo il controllo facendo precipitare una situazione in cui tutto stava filando liscio, un mondo in cui la gente spaventata per una sparatoria decide di lasciare il proprio luogo sicuro per correre in direzione della linea di fuoco, sulla traiettoria delle pallottole andando incontro a morte certa.
211 – Rapina in corso: il film dei tanti perché senza risposta
Commentando 211 – Rapina in corso vi troverete quindi a domandarvi tanti perché: perché quella scena? Perché quel dialogo? Perché quell'inquadratura? Perché quello stacco di camera? E anche perché non sfruttare maggiormente una star come Nicolas Cage? Perché fargli recitare così poche battute? Tante domande, destinate a rimanere senza risposta, che vi verranno in mente mentre le immagini scorrono e si attende solamente il finale del film. Finale inversamente proporzionale al beneaugurante inizio, che sintetizza tutto ciò che non funziona in questa pellicola.
211 – Rapina in corso: una storia vera raccontata in modo pessimo
York Shackleton nella sua quasi ventennale carriera da regista non è ancora riuscito a svoltare, i suoi film non sono molto conosciuti in Europa e 211 – Rapina in corso poteva essere la grande occasione per cambiare la sua carriera: le premesse, dall'ingaggio di Nicolas Cage come protagonista al fatto che la pellicola sia basata su un fatto di cronaca realmente accaduto (la rapina alla banca North Hollywood avvenuta nel 1997), erano certamente buone, lo sviluppo non è però stato altrettanto positivo, non è stato all'altezza. Un vero peccato. In conclusione, a meno che non siate dei grandi fan di Nicolas Cage e vogliate vedere ogni suo lavoro cinematografico, 211 – Rapina in corso non è un film che vi consigliamo di vedere. Di questo particolare genere a Hollywood sono stati realizzati prodotti di gran lunga superiori.
Voto: 4
Frase:
“Cinque minuti. Entriamo, usciamo e siamo ricchi”,
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