Da giovedì 23 giugno è al cinema Black Phone, il ritorno all'horror di Scott Derrickson, il regista di The Exorcism of Emily Rose, Sinister e Liberaci dal male passato (momentaneamente) ai cinecomics con il primo Doctor Strange. Prodotto da Blumhouse, il film è ambientato nel 1978 in un paesino del Colorado dove da qualche tempo succede qualcosa di terrificante: spariscono misteriosamente i ragazzini tra i 12 e i 14 anni.
Black Phone, libro diverso dal film per un particolare
Il sadico assassino autore di questi crimini è il Rapace ("The Grabber" in originale), un killer mascherato che rapisce gli adolescenti come il giovane protagonista Finney e li rinchiude nello scantinato della sua casa. La sceneggiatura di Black Phone, scritta da Derrickson con C. Robert Cargill, è liberamente ispirata all'omonimo racconto del 2004 dello scrittore Joe Hill, il figlio di Stephen King e autore di apprezzati romanzi dell'orrore più volte bestseller del New York Times come La scatola a forma di cuore e La vendetta del diavolo.
Apparso nell'antologia Ghosts, Black Phone è pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer e si differenzia dal film di Derrickson per un particolare significativo. Nel romanzo il rapitore non indossa la maschera terrificante e la bandana del personaggio di Ethan Hawke, bensì porta sulla faccia una maschera di clown. L'ispirazione di Joe Holl non è dovuta al Pennywise creato dal papà Stephen in IT, ma ad una scioccante storia vera: quella del tristemente noto serial killer John Wayne Gacy.
Black Phone: storia vera si ispira al Killer Clown
Soprannominato il "Killer Clown" perché intratteneva i bambini del suo quartiere durante le feste vestito e truccato da pagliaccio, Gacy ha rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33 persone, tutti maschi e adolescenti. Stuprato dal padre in giovane età, il sadico "pagliaccio malefico" era affetto da disturbi multipli della personalità e dopo aver abusato delle sue vittime seppelliva i corpi sotto la sua abitazione.
Gacy era un rispettabile cittadino di Des Plains, vicino Chicago. Sposato due volte, padre di due figli, lavorava come rappresentante, amava dipingere (quadri di pagliacci) e tentò anche la carriera politica con i democratici. Nel 2003, quando Joe Hill ha cominciato a scrivere Black Phone, ha ricordato proprio la sua oscura vicenda: un assassino di bambini mascherato da clown. "Penso sia stato quello il killer su cui ho modellato il mio killer", ha raccontato lo scrittore.
Arrestato il 22 dicembre 1978, lo stesso anno in cui si svolgono i fatti di Black Phone, il "Killer Clown" è stato condannato a morte nel 1980 e giustiziato nel 1994 con un'iniezione letale, dopo 13 anni di detenzione nel braccio della morte del Menard Correctional Center di Chester.
Foto: Universal Pictures
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