Ha una storia travagliata, Break Up - L'uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri. Girato a Milano tra la fine del 1963 e l'inizio del 1964, ottenne il visto di censura con il titolo L'uomo dei cinque palloni. Durava 82 minuti, ma non uscì, bloccato dal produttore Carlo Ponti (che si disse "preoccupato del buon nome degli attori protagonisti", Marcello Mastroianni e Catherine Spaak) che lo deturpò riducendolo a un episodio del film collettivo Oggi, domani e dopodomani (i due capitoli aggiunti li girarono Luciano Salce e Eduardo De Filippo), distribuito nel 1965. Ulteriore paradosso, nel 1967 Ponti invitò Ferreri affinché lavorasse a una nuova edizione del film. Nacquero così tre nuove scene, una delle quali a colori, quella della discoteca. Nonostante ciò, Break Up - L'uomo dei cinque palloni non uscì mai pubblicamente in Italia (in Francia sì), mentre le copie proiettate fuori dal circuito commerciale non furono integrali (alcune avevano la scena a colori in bianconero). Sembrava impossibile risalire al corpo originale di questo film maledetto. Dopo lunghi anni d'attesa, finalmente è possibile vedere uno dei film più straordinari di Ferreri nella sua versione integrale grazie al restauro curato dalla Cineteca di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Presentato alla Mostra di Venezia 2016, Break Up - L'uomo dei cinque palloni ha vinto la sezione "Venezia Classici" per il miglior film restaurato. E ha cominciato a circolare nelle sale d'essai (con l'auspicio di una sua uscita in dvd, come già accaduto per altri titoli della Cineteca di Bologna, che li ha editati in una apposita collana).
Con la sua genialità, Marco Ferreri costruì Break Up - L'uomo dei cinque palloni attorno a un'ossessione spinta fino al punto di non ritorno. Quella che coltiva Mario (Mastroianni), proprietario di una fabbrica di caramelle in procinto di sposarsi con Giovanna (Spaak). Il palloncino gonfiabile è un gadget della ditta, ma nelle mani, prima di tutto nella mente, di Mario si trasforma in un oggetto con il quale ingaggiare una sfida: fino a che punto lo si può gonfiare senza farlo esplodere? Mario rinuncia a tutto, ogni sua azione è compiuta in relazione a quell'ossessione che lo porterà al suicidio gettandosi dalla finestra. Ferreri lavora sull'accumulo, sulla ripetizione, crea un delirio per immagini e musica che stordisce i sensi, oltre a comporre un'analisi spietata del consumismo negli anni del boom economico. In poche righe, Alberto Moravia condensa il senso, uno dei tanti, di questo capolavoro. Scriveva nel 1979: "Tuttavia, alla fine, il maggiore elogio che si possa fare a Break Up è che il film, così delicato e così straziante nella sua mescolanza di sentimento e di humour nero, è una pittura sempre attuale della solitudine propria dell'uomo moderno".
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