Nel giorno in cui si ricorda Ugo Tognazzi, indimenticabile "colonnello" della commedia all'italiana scomparso esattamente 30 anni fa, le sale chiudono. Il nuovo Dpcm del governo Conte con misure restrittive anti-Covid prevede la chiusura di cinema e teatri sia all'aperto che al chiuso fino (almeno) al 24 novembre 2020. La decisione, "particolarmente difficile" ha detto il premier, ha scatenato una serie di proteste. Gianmarco e Ricky, i figli di Ugo, sono in prima linea nel contestare la sospensione delle attività degli esercenti.
Cinema chiusi fino al 24 novembre: le proteste dei Tognazzi
"Cinema, teatro e palestre no. Ma in chiesa e nei musei sui mezzi pubblici e in funivia si può andare. Qual è la logica, qual è il senso? Eppure questi sono i dati ufficiali da giugno ad ottobre", scrive Gianmarco Tognazzi su Twitter.
I dati ai quali fa riferimento l'attore sono quelli di uno studio commissionato dall'AGIS, l'Associazione Generale Italiana dello Spettacolo. Secondo questa ricerca, che prende in considerazione il periodo dal 15 giugno ad inizio ottobre, c'è stato un solo caso di contagio su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra cinema, lirica, prosa, danza e concerti.
Tognazzi è nel cast della commedia Ritorno al crimine. Il sequel di Non ci resta che il crimine, bloccato per l'emergenza il 12 marzo scorso, sarebbe dovuto arrivare nelle sale il 29 ottobre. L'uscita sarà nuovamente rimandata a causa di quello che l'attore reputa "l'ennesimo provvedimento scellerato, pretestuoso e privo di ogni logica e coerenza".
Totale assenza di una vera e seria politica culturale. Purtroppo nei fui profeta anni fa con uno spot di cui oggi vado ancora più orgoglioso. La sintesi era: 'Ci maritiamo qualcosa di meglio'. Oggi più che mai! Vergogna assoluta.
Gianmarco Tognazzi e Alessandro Gassmann, bordate social
Ricky Tognazzi non è da meno. Da mesi il regista sta promuovendo una petizione, lanciata su Change.org, per sostenere il mondo dello spettacolo, un settore strategico e vitale che con queste nuove restrizioni rischia il baratro.
Dinanzi al Dpcm firmato nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, Ricky guarda sgomento agli stessi dati diffusi dal fratello Gianmarco.
Dati assurdi, vorrei capire, ma come possono essere i cinema imputati della pandemia.
I messaggi dei due sono alcuni dei tanti arrivati per protestare contro la decisione del governo. Gli appelli si moltiplicano da ore.
Un gruppo di registi, capitanati da Gianni Amelio e Nanni Moretti, ha inviato a Conte e Franceschini una lettera aperta, firmata con le associazioni 100 Autori, AFIC (Associazione Festival Italiani di Cinema), ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), Casa del Cinema di Roma, SNGCI (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) e SNCCI (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani).
All'hashtag #NonChiudeteICinema sui social e ai post di tantissimi attori, da Alessandro Gassmann a Stefano Accorsi, si sono unite le petizioni dell'associazione Cultura Italiae e di un gruppo di lavoratori dello spettacolo e della cultura, tra i quali spiccano Aldo, Giovanni e Giacomo, Claudio Bisio, Gabriele Salvatores e Neri Marcorè.
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