La vita davanti a sé, il film che segna il ritorno al cinema di Sophia Loren a undici anni da Nine di Rob Marshall, ha finalmente una data d'uscita: il 13 novembre 2020. L'adattamento omonimo del romanzo che Romain Gary ha pubblicato nel 1975 con lo pseudonimo di Émile Ajar, diretto e scritto da Edoardo Ponti con Ugo Chiti, è una delle produzioni originali che Netflix ha in serbo per la corsa agli Oscar 2021.
La vita davanti a sé, Loren punta all'Oscar
Prodotto da Palomar di Carlo Degli Esposti, La vita davanti a sé racconta la commovente storia di Madame Rosa, un'anziana ebrea ed ex prostituta che vive a Bari. È nella città pugliese che ha deciso di accudire gli ultimi, gli emarginati e i reietti.
Quando si imbatte in Momo, un problematico ragazzo di strada di origini senegalesi che ha cercato di derubarla senza successo, accetta di prendersi cura di lui, seppure a malincuore. Il loro rapporto, inizialmente difficile e conflittuale, si trasforma inaspettatamente in una profonda amicizia, destinata a cambiare in maniera significativa le loro esistenze.
Sophia Loren, che il 20 settembre ha compiuto 86 anni, ha raccontato a Deadline come si è avvicinata a questo personaggio.
Sono sempre stata una grande fan del libro di Romain Gary. Quando mio figlio mi ha proposto il ruolo, è stato un sogno che si è avverato. Ho colto al volo l'opportunità di realizzare questo film.
A colpirla è stata soprattutto la storia: un vero e proprio inno all'integrazione e alla tolleranza.
Prima di tutto la storia è così ricca: è divertente, straziante, poetica, ma è anche una vicenda molto attuale perché tratta dell'importanza di essere visti e ascoltati. È anche una commovente storia d'amicizia tra due personaggi che in superficie sono lontani, distanti per razza, religione, cultura e generazione. Eppure sono due facce della stessa medaglia. Mi è piaciuto molto interpretare Madame Rosa. È dura, fragile, è una sopravvissuta. Per molti versi mi ricorda mia madre.
Sophia Loren oggi: "Con mio figlio ho fatto del mio meglio"
Ponti è al terzo film con la madre: i primi due sono stati Cuori estranei del 2002 e il cortometraggio Voce umana del 2014. La vita davanti a sé è già stato portato al cinema nel 1977 dal regista israeliano Moshé Mizrahi, vincendo l'Oscar come miglior film straniero. La rilettura del 2020 sarà adattata al contesto storico di oggi.
In un mondo sempre più polarizzato, sempre più separato da tante forze, dai social media, dalla politica, da tutto, fare un film in cui due persone che non potrebbero essere più diverse si incontrano soltanto attraverso la forza dell'amore e della comprensione, credo sia estremamente importante. E quindi, è proprio questo che ci ha spinto a portare questo libro dal comodino allo schermo.
Il lavoro con il figlio, per il volto femminile del cinema italiano più noto nel mondo, è stato del tutto naturale.
Ho fatto del mio meglio. Con Edoardo dietro la macchina da presa, sono stata libera di dare tutta me stessa. Questa è un'esperienza che custodirò per sempre sia come attrice che come madre.
Accanto alla Loren spicca Ibrahima Gueye, il ragazzino che interpreta Momo ed è stato scelto tra 350 giovanissimi attori, nonostante nel libro di Gary il protagonista sia bianco (arriva dall'Algeria) e non nero.
Questo è il suo primo film, ma si è avvicinato al ruolo con tanta concentrazione, passione ed emozione. Ogni giorno mi ha sorpreso e commosso. Era il miglior partner che potessi desiderare.
La Loren ha concluso spiegando che questo film è stato possibile soltanto grazie a Netflix, una società con un'attenzione speciale alla diversità culturale.
Devo dire che sono entusiasta che questo film sia inserito nel catalogo Netflix e che sarà disponibile in tutto il mondo nello stesso giorno. Credo che sia la prima volta che succede a uno dei miei film. È molto emozionante.
Stando alle prime indiscrezioni, la sua performance ha così commosso i membri dell'Academy che una candidatura all'Oscar appare più che probabile.
Fonte foto copertina: Netflix
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