La 53° edizione dell'International Film Festival of India, lo storico evento che dal 1952 si tiene ogni anno a Goa, si è chiusa con un'incredibile polemica. Il regista israeliano Nadav Lapid, il presidente di Giuria del Concorso Ufficiale, ha lasciato di stucco il pubblico presente alla Cerimonia di chiusura criticando ferocemente il festival per la selezione del controverso film The Kashmir Files.
Nadav Lapid, il regista di Synonyms contro The Kashmir Files
"Siamo rimasti tutti turbati e scioccati dal 15° film che abbiamo visto, The Kashmir Files, che ci è sembrato un film di propaganda, volgare e inappropriato per una sezione competitiva artistica di un festival cinematografico così prestigioso", ha dichiarato Lapid, vincitore con Synonymes dell'Orso d'oro alla 69° Berlinale.
Mi sento totalmente a mio agio nel condividere apertamente questi sentimenti qui con voi sul palco, poiché lo spirito del festival può davvero accettare anche una discussione critica, che è essenziale per l'arte e per la vita.
Ma perché The Kashmir Files fa così discutere, tanto da aver scatenato violenze anti-musulmane in alcune zone dell'India quando è uscito nelle sale lo scorso marzo? Diretto da Vivek Ranjan Agnihotri, il film racconta la storia di Krishna Pandit, un giovane rifugiato kashmiro indiano che vive con il nonno Pushkarnath, testimone del genocidio dei pandit induisti del 1990.
Krishna è stato costretto a fuggire dal Kashmir, stato indiano a maggioranza musulmana rivendicato dal Pakistan e oggetto di un'antica disputa territoriale con l'India. Per tutta la vita, a causa dell'omicidio dei genitori da parte dei ribelli del Kashmir, ha negato la pulizia etnica e si è battuto per la revoca dell'articolo 370, inserito in Costituzione per permettere al Kashmir di avere lo statuto speciale e di mantenere l'autonomia con proprie competenze su tutte le materie tranne la politica estera, la difesa e le comunicazioni.
The Kashmir Files: Imdb "gonfia" le recensioni
Prodotto dallo stesso Agnihotri, The Kashmir Files ha sbancato al botteghino: in una settimana ha incassato oltre 7 milioni di euro. Tuttavia, il film ha riacceso in modo violento il conflitto tra musulmani e induisti. Il dramma storico di Agnihotri è stato accusato di revisionismo storico e di alimentare l'odio verso i musulmani indiani, già ampiamente promosso dalla propaganda del premier nazionalista Narendra Modi e del suo partito, il BJP (Bharatiya Janata Party).
Ci sarebbe proprio il BJP di Modi dietro i copiosi finanziamenti pubblici ricevuti da The Kashmir Files. Anche la campagna di lancio sui social, le recensioni "truccate" su Imdb, gli sconti sui biglietti e il congedo dal lavoro offerto ai funzionari per convincerli ad andare a vederlo al cinema, sarebbero stati pagati dal governo e dalle amministrazioni locali del BJP. Delhi ha accusato più volte Islamabad di "terrorismo transfrontaliero" per la presenza di islamisti radicali e formazioni jihadiste pakistane comparse nei territori del Kashmir. Nel 2019 il governo Modi ha revocato lo statuto speciale di autonomia di cui godeva la regione.
Il governo di Singapore ha invece bandito The Kashmir Files dalle proprie sale per il suo "potenziale di causare inimicizia tra le diverse comunità". Il trailer del film, diffuso dalla produzione Zee Studios, conta oltre 51 milioni di visualizzazioni e centinaia di migliaia di commenti feroci su YouTube.
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