Sì a Rihanna, no a Volodymyr Zelensky. È la clamorosa decisione presa dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences in vista degli Oscar 2023. Nel corso della cerimonia di premiazione del 12 marzo dal Dolby Theatre di Los Angeles, condotta da Jimmy Kimmel e trasmessa in diretta dalla ABC, la popstar canterà Lift Me Up mentre non ci sarà l'ormai consueto video-messaggio del premier ucraino, già ospitato a Cannes, Venezia e Berlino.
Oscar 2023, Zelensky non ci sarà: l'Academy dice no
Nonostante la guerra con la Russia stia avvantaggiando gli Stati Uniti tra armi, petrolio e gas, l'Academy ha respinto per il secondo anno consecutivo la richiesta del presidente ed ex attore. A renderlo noto è il magazine Variety, secondo cui gli organizzatori degli Oscar hanno rispedito al mittente le insistenti pressioni del potente agente Mike Simpson per l'intervento del leader ucraino alla premiazione.
Malgrado Zelensky sia apparso in video ai Grammy e ai Golden Globe, l'Academy ha scelto di negargli la possibilità di tenere un discorso di propaganda durante la Notte degli Oscar perché un recente sondaggio condotto dall'Associated Press rivela che è in forte calo il consenso degli americani all'invio di armi all'Ucraina. A maggio il 60% degli intervistati risultava favorevole al supporto militare e economico a Kiev, mentre oggi soltanto il 48% approva l'onere finanziario di una guerra che sta prosciugando preziose risorse.
Zelensky Oscar: cosa c'entrano Mike Simpson e Sean Penn
Simpson è entrato nei radar di Zelensky perché è l'agente di Aaron Kaufman, il regista e produttore che ha diretto con Sean Penn il documentario Superpower sul conflitto Russia-Ucraina, presentato in anteprima alla Berlinale 73. Proprio durante la conferenza stampa a Berlino, Penn ha chiesto al governo Biden di intensificare la consegna di armi a Kiev, in particolare la fornitura di missili di precisione a lungo raggio.
L'anno scorso fu il produttore Will Packer a declinare la richiesta di Zelensky con una motivazione piuttosto bizzarra. Il producer degli Oscar fece notare che la guerra in Ucraina è un "fatto di bianchi" e che in passato altri conflitti internazionali che riguardavano popolazioni di colore non hanno ricevuto la stessa attenzione mediatica.
L'Academy non è la prima realtà del mondo del cinema a rifiutare le ospitate di Zelensky. Anche il Festival di Toronto non ha concesso spazio al premier ucraino, ma con una motivazione di carattere statutaria: il TIFF "non commenta i colloqui con personalità, funzionari governativi o ambasciate internazionali".
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