Quando Riz Ahmed e Allison Williams hanno annunciato le nomination agli Oscar 2023 per la miglior attrice protagonista, sono stati in tanti a rimanere sorpresi dal nome di Andrea Riseborough. L'attrice britannica, candidata alla statuetta per la sua prova da madre alcolista nel dramma indipendente To Leslie di Michael Morris, non era presente in nessuna previsione fatta alla vigilia da giornalisti e addetti ai lavori e ora si ritrova in lizza per la statuetta con Cate Blanchett, Ana de Armas, Michelle Williams e Michelle Yeoh.
Andrea Riseborough, To Leslie diventa un caso
Il caso Andrea Riseborough è scoppiato perché, a differenza delle sue colleghe, l'attrice non ha avuto una ricca campagna promozionale per sponsorizzare la sua candidatura, come avviene nella maggior parte dei casi. Anzi: nessuno studio ha pagato la campagna, non c'è stata un'agenzia di comunicazione specializzata che ha curato i contenuti e fatto da ufficio stampa.
Il lancio della nomination della Riseborough è stato fatto "in casa". Grassroots, dicono negli States: dal basso. L'attrice Mary McCormack, moglie del regista di To Leslie, avrebbe contattato personalmente amici e colleghi suoi conoscenti per chiedere loro di sostenere il film e la candidatura della protagonista con post sui social e durante le apparizioni pubbliche. Tant'è vero che star del calibro di Cate Blanchett, Kate Winslet, Edward Norton e Gwyneth Paltrow hanno cominciato ad esprimere pubblicamente il desiderio di vedere la Riseborough in nomination una settimana prima dell'ufficializzazione delle candidature.
Un esempio compare sul profilo Instagram della Paltrow. L'attrice, che conta 8,2 milioni di follower, ha postato una foto in compagnia di Riseborough, Morris e McCormack definendo To Leslie "un capolavoro". "Andrea dovrebbe vincere tutti i premi esistenti e tutti quelli che non sono ancora stati inventati", scrive la Paltrow.
Andrea Riseborough, Oscar 2023 possibile: resta candidata
La procedura che ha portato alla nomination della Riseborough ha insospettito l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che ha fatto partire una "indagine interna" sulle modalità della campagna promozionale dell'attrice. Nel mirino, c'è in particolare il battage fatto sui social dal manager dell'attrice e dai produttori del film, ritenuto eccessivamente "aggressivo".
Il Board of Governors dell'Academy si è riunito per discutere della questione. In seguito alle numerose proteste, la commissione dell'organizzazione ha deciso che la candidatura "normale" della Riseborough – ovvero ottenuta senza l'aiuto di ingenti finanziamenti – non costituisce una violazione delle regole dell'Academy.
"Abbiamo constatato che le attività in questione non arrivano al punto di revocare la candidatura – si legge nel comunicato dell'Academy –. Abbiamo tuttavia scoperto tattiche sui social che hanno creato preoccupazione e le affronteremo direttamente con le parti interessate". Il Board a questo punto, timoroso di attività lobbistiche al di fuori del sistema degli studios, rivedrà il suo regolamento "per contribuire a creare una migliore cornice per campagne rispettose, inclusive e senza pregiudizi".
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