La maschera di Salvador Dalí è diventata l'immagine simbolo di La casa di carta, serie tv spagnola che ha spopolato su Netflix. Tuttavia, la Fondazione Gala-Salvador Dalí, che dal 1983 si occupa di promuovere e tutelare le opere del pittore surrealista, non sembra essere soddisfatta del risultato. Dalla Spagna rimbalza la notizia che la Fondazione vorrebbe "regolamentare" l'utilizzo che Tokyo, Mosca, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Helsinki e Oslo fanno del celebre volto con i baffi.
La casa di carta, maschera Dalí contestata
Come reso noto da El Paìs, la Fundación Gala-Salvador Dalí sta pianificando una causa legale nei confronti di Atresmedia Corporaciòn (la produzione spagnola della serie) e Netflix, la piattaforma che trasmette La casa di carta in streaming in tutto il mondo.
La Fondazione sostiene che i diritti immateriali derivanti dall'opera e dalla persona di Dalì sono stati violati e chiede che "gli usi non autorizzati vengano regolarizzati". Atresmedia e Netflix ritengono invece di non essere tenuti a chiedere il permesso d'utilizzo, perché la maschera "è una caricatura" e l'utilizzo che ne è stato fatto "è la migliore forma di marketing per Dalì nel mondo".
"La maschera è un disegno che ricorda Salvador Dalí, ma i baffi possono essere indossati da chiunque, anche se Dalí li ha resi popolari", la difesa di Atresmedia.
Maschera Casa di carta, Dalí simbolo di lotta
Vancouver Media, la società che co-produce la serie, specifica inoltre che "un artigiano è stato incaricato di fare una caricatura esplicita per la serie e ha chiesto se dovessimo chiedere il permesso, ma il nostro team legale ha chiarito che non era necessario dato che si trattava di una caricatura". La scelta sarebbe stata tra Dalí e Don Chisciotte: il creatore Álex Pina ha poi optato per il volto del surrealismo perché personaggio più iconico e moderno.
L'estetica di La casa di carta, che sta attualmente girando la terza stagione, è simile "a quella del mondo dei fumetti": per questo motivo, sostengono i produttori, l'utilizzo della maschera da parte dei protagonisti è diventato un "simbolo per rivendicare diritti sociali e lottare contro i poteri politici ed economici".
La Fundación ha replicato a queste obiezioni smarcandosi da una pura questione economica. "Qualsiasi persona che desideri esercitare o sfruttare uno di questi diritti deve avere l'autorizzazione preventiva della fondazione", riporta El Paìs. "Se la Fondazione è a conoscenza del fatto che questi diritti sono stati violati, viene fatto un tentativo di reindirizzare la situazione, chiedendo che gli usi non autorizzati siano regolarizzati".
Fonte foto: https://www.facebook.com/LaCasaDePapelTV/
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