Adriano Celentano, come si suol dire, ha tirato il bidone a tutti. Adrian è stato un flop, pessimo prodotto sotto tutta la linea, ma di questo ne parliamo dopo, in quanto è lo stesso Celentano che è mancato al suo show.
Organizzato come un live show, lo spettacolo del 21 gennaio 2019 non doveva essere solo la serie, ma l'atteso ritorno di Adriano Celentano in televisione, cosa che non è successa, o quasi.
Semplicemente, poco prima della messa in onda della serie animata, Adriano Celentano è entrato in scena, probabilmente annoiato, ha detto "C'è qualcosa da cambiare qui", ha bevuto un bicchier d'acqua e si è ritirato di nuovo dietro le quinte.
Ma il dato auditel è impietoso: una media di circa 4,5 milioni di telespettatori e del 20% di share (dati del 10-15% inferiori a Rock Economy e di oltre 4 milioni di spettatori in meno), dopo mesi di pubblicità e anni di attesa rivelano quanto poco l'evento è riuscito a raccogliere consensi.
Anche a causa dei numerosi problemi, sia del live-show che della serie, che hanno deluso sia i telespettatori che gli spettatori al teatro di Verona.
Aspettando Adrian: l'attesa a vuoto di Adriano Celentano
Le cose, insomma, non sono andate bene fin dall'inizio, con l'attesa tradita di un ritorno di Adriano Celentano sulle scene, con almeno uno dei suoi classici monologhi o qualche canzone.
Il tutto peggiora con i momenti di Nino Frassica e Natalino Balasso, due grandi comici, ma che avevano l'aria di dover improvvisare un paio di pezzi comici sull'immigrazione, non a caso abbastanza deludenti: Frassica selezionava i passeggeri di un'arca, mentre Balasso aveva il compito di tenere un monologo critico sulla società dello spettacolo, paradossale a dir poco.
Il compito più difficile, insomma, è stato dato a Frassica e Balasso, dopo l'addio della Hunziker e di Teocoli, che probabilmente avevano capito come sarebbero andate le cose.
Adrian: la serie animata si rivela un flop
Magari il live show non è stato organizzato a dovere, ma, a fronte dei 20 milioni di euro investiti, ci si aspettava che almeno la serie fosse di buona qualità, anche considerati i nomi a lavoro (Milo Manara, Nicola Piovani, Baricco, la Holden etc.), ma in realtà si è rivelata una serie incentrata esclusivamente sull'autoreferenzialità e il culto dell'ego di Adriano Celentano.
In un futuro post-apocalittico, dove i grattacieli la fanno da padrone e ci sono armi che smolecolarizzano ogni cosa, c'è la via Gluck che è rimasta come negli anni '50 e un uomo, un orologiaio, di nome Adrian decide di battersi contro un sistema totalmente corrotto, una contrapposizione così arcaica e tagliata con l'accetta che sposta l'occhio solo sul protagonista, le banalità che dice e le scene di sesso con la controparte della Mori.
Delusione anche per parte dei disegni di Manara, oltre che per la scrittura e il doppiaggio di Adrian stesso (da parte di Celentano, ovviamente), ma l'unico voto pieno lo si potrebbe dare alle colonne sonore, ovviamente alternate con la discografia di Celentano.
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