L'Agcom ha richiamato Marco Damilano per violazione della par condicio e gli ha ordinato di inserire un messaggio di scuse nella prossima puntata del suo programma Il cavallo e la torre, in onda ogni sera su Rai 3. L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha preso questo provvedimento in merito all'ospitata in trasmissione del filosofo e giornalista francese Bernard-Henri Lévy, avvenuta il 19 settembre.
Il cavallo e la torre, Damilano segnalato dall'Agcom
Uno dei più noti esponenti del gruppo dei "nuovi filosofi", invitato a parlare della crisi dell'Occidente e del ruolo dell'Italia in Europa, ha indirettamente tirato in ballo le elezioni del 25 settembre, per le quali Fratelli d'Italia è ormai dato per favorito.
Non bisogna sempre rispettare l'elettorato. Quando gli elettori portano al potere Benito Mussolini o Adolf Hitler, o anche Vladimir Putin, questa scelta, la loro scelta, non è rispettabile. La democrazia sono due cose: volontà popolare, certo, ma anche il rispetto di alcuni valori, di alcuni principi fondamentali che caratterizzano anch'essi la democrazia. Un fascista che arriva al potere attraverso le urne non si converte automaticamente in democratico, ci vogliono due condizioni: il principi della civiltà democratica da una parte e il primato del suffragio popolare dall'altra.
È evidente il riferimento a Giorgia Meloni: alla leader di Fratelli d'Italia si rivolge Lévy, anche quando si preoccupa del fatto che "oggi c'è una tentazione fascista in Europa, in particolare in Italia".
Damilano, par condicio violata: la democrazia modello Lévy
Per aver "violato i principi di correttezza e imparzialità sanciti dalle disposizioni in materia di par condicio", l'Agcom ha segnalato Il cavallo e la torre, nonostante Damilano si sia dissociato da quanto affermato dal filosofo.
Bernard-Henri Lévy si è lasciato andare ad affermazioni sul pericolo fascista in Italia e sul fatto che il voto del suffragio universale non sempre va rispettato. Da alcune affermazioni ho preso le distanze in diretta, altre non le condivido.
La Lega ha chiesto le dimissioni dell'ad Carlo Fuortes e Fratelli d'Italia ha annunciato un esposto all'Agcom, arrivato puntualmente. L'Authority non ritiene sufficienti le scuse di Damilano e la presenza dello storico Giovanni Orsina nella puntata del 20 settembre. Il conduttore dovrà dire esplicitamente che nella puntata con Lévy "non sono stati rispettati i principi di pluralismo, obiettività, completezza, correttezza e lealtà".
L'Usigrai, intanto, rincara la dose ricordando che Damilano è stato scelto "all'esterno dell'azienda nonostante si potesse contare su quasi 2.000 profili interni" ed era stato presentato da Fuortes come "il giornalista più adeguato e pluralista".
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