Viva Rai2! è un cult televisivo che arriva persino negli Stati Uniti. Il prestigioso magazine Variety dedica al programma di Fiorello un ritratto lusinghiero, nel quale esalta la trasmissione mattutina che "porta nuova vita alla televisione italiana in quella fascia in cui nessuno crede più". Il varietà di via Asiago 10 è definito "un fenomeno degli ascolti ideato e condotto dalla vulcanica megastar siciliana".
Viva Rai 2, ascolti al top: Fiorello lodato da Variety
Piuttosto che ai morning show americani, Fiorello racconta al giornalista Nick Vivarelli di Variety che il suo format si rifà ai late-night show di Jimmy Fallon, David Letterman e Johnny Carson.
Ho sempre pensato che i conduttori dei late-show siano i migliori. Sono così ingegnosi! Fanno cose che qui neanche ci sogniamo. Ma detto questo, non ho mai visto prima nemmeno quello che sto facendo adesso.
Fiorello spiega la crisi del varietà nella tv italiana. "Il valore della fascia oraria di prima serata si sta svalutando, e non per colpa dei contenuti: è una questione di tempi", riflette lo showman.
Dopo il telegiornale, per motivi economici, ci sono i quiz che durano fino alle 21:30. Quindi la prima serata inizia alle 21:45 e non c'è più spazio per i varietà con le grandi star come una volta. Così ho pensato: "Dove possiamo fare un varietà? Possiamo farlo alle 7 del mattino?". È un po' un azzardo e ce lo siamo inventato strada facendo. Ma è successo che i bambini ci guardano, così come le persone più anziane. Abbiamo creato il nostro pubblico.
Fiorello, Viva Rai 2 e il no a Harvey Weinstein
Stuzzicato da Vivarelli, Fiorello ricorda anche la sua breve esperienza da attore a Hollywood, quando ha partecipato a Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella, adattamento del romanzo di Patricia Highsmith. In quell'occasione, Rosario ha conosciuto il produttore Harvey Weinstein che, qualche tempo dopo, ha fatto letteralmente infuriare.
Quando mi è stato chiesto di interpretare una parte in Nine, era agosto ed io temevo che mi avrebbe rovinato l'estate, sapendo quanto si vada per le lunghe quando girano gli americani. Mi hanno inviato la sceneggiatura ed era una scena in cui Daniel Day Lewis balla con Sophia Loren mentre un elegante cantante italiano (io) intona Quando quando quando. Ho capito che mi si vedeva poco, quindi ho gentilmente rifiutato. Dopo ho ricevuto una lettera da Harvey Weinstein nella quale mi diceva: "Chi ti credi di essere? Non lavorerai mai più a Hollywood!" E io ho pensato: "Chi se ne frega!"
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