L'Aquila - Grandi speranze ha ottenuto buoni ascolti al suo debutto su Rai1. La prima puntata della fiction ha incollato allo schermo oltre 3 milioni 100mila spettatori e, con il 13% di share, ha vinto la prima serata. La serie diretta da Marco Risi, con Donatella Finocchiaro, Giorgio Tirabassi, Giorgio Marchesi, Luca Barbareschi e Valentina Lodovini, ha però suscitato molte polemiche tra il pubblico aquilano. Il motivo? La rappresentazione dei giovanissimi protagonisti, dipinti come una banda di teppisti a cavallo delle loro biciclette nella zona rossa, come neanche gli adolescenti di Stranger Things.
L'Aquila, fiction fa infuriare gli abruzzesi
"Ma perché rappresentare i nostri ragazzi come dei deficienti mezzi scemi?", si legge in uno dei tanti commenti apparsi sui social. "Lo stato di abbandono sì, ma l'inciviltà di studenti, improbabili gang, collera e dolore sfogati in bullismo, corse e arrampicate in zona rossa non esistono assolutamente", aggiunge un utente arrabbiato. Non è inoltre piaciuto il lavoro sul dialetto fatto dagli attori, che – secondo il pubblico – passa con eccessiva leggerezza dall'aquilano al romanesco, dall'umbro al marchigiano.
Sentito dal Fatto Quotidiano, persino il sindaco Pierluigi Biondi è intervenuto sulla questione sollevata da L'Aquila - Grandi speranze: "Vanno bene le licenze artistiche – ha dichiarato – ma chi recita deve fare lo sforzo di raccontare questa città in coerenza con la realtà". "L'Aquila – ha aggiunto – non è una città in cui bande di ragazzini si aggirano tra cantieri e puntellamenti di palazzi in ricostruzione. La narrazione dei fatti attraverso personaggi nati dalla fantasia deve rispettare il passato e il presente di una terra che ha sofferto molto e che, proprio nei giorni in cui si è commemorato il decennale del terremoto, vede riaprirsi ferite ancora non rimarginate".
L'Aquila Grandi speranze, cast sotto accusa
La deputata Stefania Pezzopane, nata e cresciuta nella città abruzzese distrutta dal terremoto del 2009, è andata ben oltre. In un post su Facebook, la parlamentare ha definito la serie "una brutta cosa che non meritavamo", specificando: "I nostri figli allora erano lontani sulla costa o nelle tendopoli a provare a superare la paura ed a ricostruire vita e serenità. Noi non parliamo dialetti sbilenchi, che non siano l'aquilano. Non ci piace il terremoto, e nemmeno chi usa L'Aquila e quella tragedia come un set per raccontare una banale e bruttina vicenda. Ricordatevi sempre tutti, che qui sono morti 309 innocenti. Aiutateci o lasciateci in pace. Così ci fate solo danni. Marco Risi, ma perché?".
Fonte foto: https://twitter.com/raiofficialnews
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