Il 23 maggio si celebra la Giornata della Legalità 2024 e per l'occasione Rai 1 trasmette Mascaria, il film tv di Isabella Leoni prodotto dalla Red Film di Mario Rossini. Nel cast, accanto al protagonista Fabrizio Ferracane, ci sono Fortunato Cerlino, Andrea Tidona, Manuela Ventura, Christian Roberto, Flavia Orecchio, Costantino Comito e Gaetano Aronica. La sceneggiatura del progetto, scritta da Maura Nuccetelli e Giancarlo Germino in collaborazione con Giovanni Filippetto, si ispira ad una serie di storie vere, ma in particolare a quella di Rocco Greco.
Mascaria: storia vera dietro il film tv di Rai 1
Il protagonista di Mascaria si chiama Pietro Ferrara, un costruttore siciliano che si ribella alla mafia e denuncia chi vuole fargli pagare il pizzo. La vendetta di Cosa nostra è subdola: Rizzo, il boss che per anni ha taglieggiato Pietro, lo accusa pubblicamente di essere stato suo socio in affari. È una macchina del fango, ma ormai Ferrara è "mascariato", ovvero calunniato, e viene rinviato a giudizio per associazione mafiosa.
L'impresa e la famiglia cominciano a scricchiolare. Passato da accusatore a imputato, Pietro si affida alla difesa dell'avvocato Baldani, esperto in processi di mafia, ma intanto deve subire i problemi con la moglie Mimma e il figlio Riccardo e soprattutto la beffa di un sistema giudiziario che esclude la sua azienda dalla white list, il registro al quale sono tenuti ad iscriversi gli imprenditori per lavorare negli appalti pubblici e che in teoria dovrebbe ridurre il rischio di infiltrazioni mafiose nei bandi di gara.
La lotta alla mafia, il coraggio di denunciare, l'impossibilità di lavorare: temi delicati ispirati alla vicenda di Rocco Greco, l'imprenditore simbolo dell'antiracket a Gela. La storia di Greco è terribile: dal 2007 l'imprenditore denuncia i suoi estorsori, convince sette colleghi a fare lo stesso e arriva a far condannare i boss della Stidda e di Cosa nostra a Gela. Per ritorsione viene accusato di avere rapporti con la mafia. All'esito dei processi, Greco è riconosciuto innocente, mentre i mafiosi vengono definitivamente condannati.
Rocco Greco, imprenditore simbolo antimafia a Gela
Tutti i provvedimenti contro Greco si basano sul sospetto, non su prove concrete. Ma la burocrazia lenta e implacabile peggiora la situazione. Per i suoi vecchi "pagamenti" del pizzo, prima che decidesse di denunciare, la Prefettura "interdice" la sua impresa e gli fa saltare tutte le commesse, causando il licenziamento di 50 operai. "Ormai il problema sono io: se vado via, i miei figli sono a posto", dice alla moglie. Nonostante l'assoluzione dal Tribunale con formula piena e un'azienda completamente pulita, l'epilogo della vita di Greco è tragico.
L'imprenditore si suicida il 27 febbraio 2019, sparandosi un colpo di pistola alla tempia nella sede della sua azienda in provincia di Caltanissetta. "Io devo andare perché voi siate liberi", rivela ai suoi cari. Oggi il suo lavoro e il ricordo di un uomo perbene sono portati avanti dal figlio Francesco con i fratelli Andrea e Paola. Eppure la famiglia è costretta a vivere l'ennesimo paradosso: il Prefetto ha negato loro il risarcimento dovuto alle vittime di mafia.
Foto: Gianni Brucculeri / Rai Fiction
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