È rovente il clima che si respira attorno al Consiglio di amministrazione Rai a Napoli. A far discutere e a suscitare un terremoto nella politica sono le proposte delle nomine presentate dall'ad Carlo Fuortes. La Rai lottizzata a trazione Movimento 5 Stelle è destinata a diventare un lontano ricordo. La proposta di Fuortes esclude completamente personalità gradite al partito, ormai da quattro anni al governo.
Nuove nomine alla Rai: le scelte dell'ad Fuortes
Fuortes vuole Monica Maggioni al Tg1, Gennaro Sangiuliano al Tg2 e Simona Sala al Tg3, con Mario Orfeo alla direzione Approfondimento.
Alla Tgr è confermato Alessandro Casarin, mentre a RaiSport la direzione di Auro Bulbarelli passa ad Alessandra De Stefano, divenuta un volto noto al grande pubblico con le Olimpiadi di Tokyo grazie al programma Il circolo degli anelli.
Il cambio al Tg1, che fa fuori l'attuale direttore Giuseppe Carbone in quota 5 Stelle, ha fatto saltare i nervi a Giuseppe Conte. L'ex premier ha annunciato che i rappresentanti del Movimento non andranno più sui canali del servizio pubblico.
Fuortes non libera la Rai dalla politica, ma sceglie scientemente di esautorarne una parte: la più ampia, uccidendo qualsiasi parvenza di pluralismo. Siamo alla definitiva degenerazione del sistema. Bene. Vorrà dire che, a partire da oggi, il Movimento 5 Stelle non farà sentire la sua voce nei canali del servizio pubblico, ma altrove. E continueremo questa battaglia chiedendo il sostegno di tutti i cittadini.
Conte chiede un intervento di profonda riforma della Rai perché "le logiche che da tempo guidano il servizio pubblico non ci piacciono e non ci sono mai piaciute".
Anche noi ci siamo ritrovati prigionieri di questo sistema che abbiamo denunciato molte volte, ma non abbiamo numeri sufficienti per modificarlo come abbiamo già proposto. Un nostro disegno di legge, però, è stato incardinato in Commissione in Senato, per intervenire sulla governance della Rai e liberarla finalmente dall'influenza della politica.
Nomine Rai, Fuortes fa infuriare M5S, Cda e UsigRai
L'agenzia AdnKronos fa sapere che l'aria è irrespirabile tra Fuortes e i consiglieri Rai. I membri del Cda hanno chiesto spiegazioni all'ad sui criteri adottati per la scelta dei nomi, ma da Fuortes non ci sarebbe stata una risposta convincente ed esaustiva in merito. I consiglieri si ritengono estromessi dalle decisioni, di fatto chiuse, come d'altronde già accade in Parlamento con le politiche del governo Draghi.
A difesa della scelte di Maggioni, Sangiuliano, Sala e Orfeo si schierano compatti Pd, Italia Viva, Forza Italia, Udc, Più Europa e Azione! di Carlo Calenda. Critiche pesanti arrivano invece dall'UsigRai. Al sindacato non piace la situazione "agghiacciante" che si prospetta con le nomine "decise direttamente a Palazzo Chigi".
L'UsigRai taccia il "governo dei migliori" di "frequentare le pratiche peggiori" e denuncia i "precedenti gravissimi e preoccupanti" che "l'era dei tecnici" ha introdotto, "trasformando la Rai da radiotv di Servizio Pubblico a radiotv di Stato".
Al di là dei nomi scelti è evidente la piena invadenza e interferenza del governo. E di un governo di larga coalizione da accontentare. Nonostante le scelta di risorse interne alla Rai, le pressioni esercitate dai partiti e dal Governo restituiscono un quadro di spartizioni da manuale Cencelli che speravamo di non vedere applicato. Quello che manca – ancora una volta – è il senso industriale, la direzione di marcia editoriale che questo vertice vuole dare alla Rai. Le tensioni politiche e istituzionali emerse in questi giorni attorno alle nomine Rai evidenziano ancora una volta l'urgenza di una riforma della legge per la nomina dei vertici aziendali. Serve all'Azienda ma soprattutto ai cittadini uno strumento che crei la giusta distanza tra Governo, partiti e vertici della Rai.
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