Cosa influenza di più i nostri figli nella loro vita di bambini e adolescenti? In genere le risposte sono la famiglia, gli ambienti frequentati, la scuola, gli amici. Tutto vero, ma non dimentichiamoci i cartoni animati. Una delle battute ironiche più frequenti è che le donne aspettano il famigerato Principe Azzurro proprio perché a questo sono state educate dalle principesse Disney.
I maschietti però non hanno colto la lezione e si sono concentrati di più su sogni calcistici guardando Holly e Benji. Ci ricordiamo della presa della Bastiglia perché l’abbiamo studiata sul sussidiario delle medie o perché adoravamo Lady Oscar e le sue avventure? E chi mai si sarebbe appassionato ai miti greci senza Pollon? Meglio della lezione di epica in un liceo classico!
Ammettiamolo. Se ci pensiamo i cartoni animati, prima con i cortometraggi in bianco e nero, poi con i lungometraggi a colori, hanno accompagnato l’infanzia dei bambini a partire dal 1928, avolte persino educandoli, ma di sicuro dando voce concreta a fantasie, personaggi e magia che prima di allora potevano popolare solo la nostra immaginazione.
Sapevate, però, che il desiderio di realizzare disegni in movimento risale a più di 14.000 anni fa? E che Biancaneve e i Sette Nani, – del 1937, ci sono nonne più giovani! – è stato il primo lungometraggio a colori della Disney e che rischiava di far fallire il caro Walt? Invece fu un successo, con tanto di premio Oscar accompagnato da sette piccole statuine nane (unico caso nella storia del cinema).
Nel Il cinema di catone animato, di Roberto Ormanni, non solo troviamo tanti ricordi della nostra infanzia, personaggi che abbiamo amato o di cui avremmo voluto vestire i panni, ma scopriamo anche tantissime curiosità sul mondo fantastico in cui vorremmo vivere: tutto ciò che si nasconde dietro disegni, colori, grafici e computer, partendo dalla prima apparizione di Topolino alla nuova tecnologia digitale di Toy Story.
“E un trattato sull’animazione, come quello di Roberto Ormanni, che coniuga rigore storico e semplicità, è indiscutibilmente un arricchimento culturale e artistico che ci permette, attraverso la conoscenza di storie e aneddoti, di comprendere la tradizione e di superarla con nuovi stili e proposte”. (Maurizio Forestieri)
Il cinema di cartone (animato): 150 anni di magia da Topolino, Braccobaldo e Betty Boop ai Puffi, l’Era glaciale, Shrek, Cattivissimo me.
Roberto Ormanni, giornalista, direttore del settimanale Il Parlamentare.it e di Golem informazione, dal 1986 a oggi ha lavorato per diverse testate, è stato direttore del settimanale giuridico Diritto e Giustizia, è autore di un musical teatrale (Due Carissimi Nemici), ha collaborato alle trasmissioni Quelli della Notte e Indietro Tutta di Renzo Arbore, alle sceneggiature della serie a cartoni animati Ulisse – Il mio nome è Nessuno, prodotta da RaiDue. Ha pubblicato il saggio Napoli nel cinema (Newton Compton) e il saggio Cartoon non vuol dire cartone (Tempolungo).
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