Noah Baumbach. Greta Gerwig. Un cineasta e un’attrice che hanno ridato freschezza a un cinema indipendente americano soprattutto inscritto, da tempo, in una dimensione forzatamente indie, quasi da format di un prodotto pre-vedibile. Insieme, il regista di Brooklyn e l’attrice californiana hanno girato tre film, lasciando un segno preciso, nato da un’intesa e una complicità ben visibili, delineando la necessità di filmare e raccontare con sensibilità istanti di una generazione Young Adult colta nelle sue instabilità emozionali, nei suoi desideri, nelle sue aspettative di cambiamenti, tanto sentimentali quanto lavorativi, da rincorrere e rinviare in un presente perennemente sospeso.
Del tutto ambientato a Los Angeles, Lo stravagante mondo di Greeberg (2010) è il primo film della coppia Baumbach-Gerwig. E già si incontra il personaggio di una ragazza, Florence, che sogna di entrare nel mondo dello spettacolo, di diventare una cantante ma che, pur esibendosi saltuariamente in alcuni locali, nel frattempo lavora dai Greenberg, una famiglia che vive sulla collina di Hollywood. E che mette a soqquadro la sua vita dal momento in cui si trova ad abitare da sola nella villa dopo la partenza di Phillip, della moglie e dei figli per una vacanza. Con la complicità, anche, di Roger Greenberg (Ben Stiller), fratello di Phillip, giunto da New York nel culmine di una crisi esistenziale. Siamo nel cuore del cinema di Noah Baumbach, che traccia disagi affettivi ricorrendo alla commedia tinta di sesso e di malinconia. Ma è con i due film seguenti che sia lo sguardo di Baumbach sia la presenza scenica di Gerwig si affinano esprimendo al meglio una sintonia artistica che ha in New York il set ideale. Non a caso, entrambi i film sono stati scritti insieme dal regista e dall’attrice.
Primo dei due film è Frances Ha (2012, disponibile in streaming gratuito senza registrazione su PopcornTv). Noah Baumbach ricorre al bianconero, perfetto per filmare i mille luoghi di New York, non per vezzo estetico, piuttosto per testimoniare l’adesione ai periodi migliori del cinema indipendente, americano e non solo, per descrivere una tranche de vie di Frances Halladay (Greta Gerwig), che a fine film deciderà di modificare il cognome in Ha, significativamente nel momento in cui nella sua vita si verifica quella che potrebbe essere un svolta radicale. Film di atmosfere, parole, canzoni, di appartamenti mai definitivi, di traslochi che generano nuovi incontri, stati d’animo, coinvolgimenti e solitudini. Non cerca più il futuro nel mondo della canzone, ma in quello della danza la giovane donna qui interpretata da Greta Gerwig che incrocia, nelle sue deambulazioni, anche due artisti della sua età (nel ruolo di Lev c’è Adam Driver, poi migliore attore alla Mostra di Venezia 2014 per Hungry Hearts di Saverio Costanzo e soprattutto protagonista di Paterson di Jim Jarmusch e Silence di Martin Scorsese) e che si concede un fallimentare week end di solitudine a Parigi.
Gerwig e Baumbach confermano il loro sentire comune nel pensare storie e quindi nell’interpretarle e nel dirigerle in Mistress America (2015). Gerwig è Brooke Cardinals che, con la sua energia e fantasia, sconvolgerà l’esistenza della sorellastra Tracy. In una commedia dove il cinema intimista e complice di Baumbach, tornato al colore, si cristallizza ancora di più.
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