Roman Polanski sarà il presidente di giuria all'edizione 2017 dei Premi Cesar, gli Oscar francesi che verranno assegnati il prossimo 24 febbraio.
Il presidente della Academy francese, Alain Terzian, ha definito il celebre cinemasta un "esteta insaziabile" nell'annuncio ufficiale, citando alcuni film del regista – Rosemary’s Baby e Chinatown – come “capolavori”.
Artista, regista, produttore, sceneggiatore, attore, filmaker: ci sono molte parole per tentare di descrivere Roman Polanski, ma solo una per esmprimere la nostra ammirazione e il nostro incanto: Thank you, Mr. President ha aggiunto Terzian.
Roman Polanski, film "di casa" ai Premi Cesar
Roman Polanski è un nome noto e particolarmente amato dalla French Academy. Lui stesso, infatti, ha vinto il premio Cesar come miglior regista per il film Tess nel 1980. Il primo di una lista sorprendentemente lunga, visto che conta anche Il Pianista del 2002, The Ghost Writer del 2011 e Venere in pelliccia del 2014.
Sempre di Roman Planski anche altre sceneggiature di film premiati (o che hanno ottenuto almento qualche nomination – nel corso delle varie edizioni dei Cesar.
A proposito del Pianista...
Il 27 gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata della Memoria. Se ti stai chiedendo quali sono i film che commemorano le vittime dell'Olocausto, sappi che uno è il succitato Il Pianista.
Come spesso accade in questi casi, il film è tratto da una storia vera, quella raccontata nel romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman.
La pellicola è un crescendo, tragico e drammatico, nella vita del pianista ebreo Władysław Szpilman. Dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale con l'invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, all'occupazione di Varsavia. Poi la creazione del ghetto, la vita e la sopravvivenza al suo interno e la sua fuga e sopravvivenza al di fuori, fino alla liberazione della città da parte dell'Armata Rossa.
Il pianista non è un film retorico, non è un film che si strugge nella tragicità dei temi che affronta. E nello stesso tempo si allontana dalla dimensione in qualche modo più edulcorata di La vita è Bella e di Train de vie. Non è nemmeno un film sugli Ebrei, o per lo meno non è soltanto questo. È un inno alla dignità umana, una narrazione melodiosa di una tragedia terribile.
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