Analeigh Tipton sarà una donna incline a promiscuità e giochi proibiti: è lei la protagonista di Sadie, il film presentato al Torino Film Festival in questi giorni. Una pellicola intrigante che rende omaggio a Stanley Kubrick (e a Eyes Wide Shut) e dal cast internazionale, tra cui l'italiana Marta Gastini:
"Ammetto di aver cominciato a recitare in inglese prima che in italiano e mi capita spesso di essere l’unica italiana del gruppo. Francesca, il mio personaggio, mi è piaciuta subito per la sua ambiguità. All’inizio sembra una bambina, è innocente e gioiosa, proprio come come me, ma poi diventa una manipolatrice con una sensualità molto evidente che spero di essere riuscita a rendere.
E’ una dark lady, una femme fatale, non è la prima che interpreto da quando faccio questo mestiere, come ben sapete, ed è una tipologia di personaggio che amo, perché mi dà la possibilità di mostrarmi diversa da come sono io. Marta Gastini è una persona disciplinata, controllata, equilibrata", ha detto alla stampa.
"Abbiamo cercato di fare in modo che l’erotismo non diventasse l’unica chiave di lettura del film, era importante creare una buona intesa fra me e Analeigh. Quando l’ho incontrata, Craig ci ha fatto fare una serie di esercizi che potessero avvicinarci fisicamente, ci ha fatte abbracciare, tenere per mano, solo così siamo riuscite a entrare in confidenza".
Analeigh Tipton al contrario si è mossa in modo opposto per entrare nel personaggio: "Sadie l’abbiamo trovata attraverso un processo lungo. Mi ha affiancato una coach con cui ho studiato la sceneggiatura e che mi ha spinto a scavare nel mio passato. E’ solo quando sono arrivata in Italia che ho capito veramente Sadie e ho trovato il nocciolo della vicenda: questa è la storia di un cuore spezzato, di una perdita, di una donna che cerca il perdono e che capisce che, per andare avanti, deve sentire e vivere la sofferenza".
"Questa è stata la prima donna adulta che ho interpretato. Se c’è un’attrice che mi ha ispirato, è stata la Nicole Kidman di Dogville", ha continuato.
Il regista, Craig Goodwill ha alle spalle una lunga carriera di documentarista per il National Geographic: "La realtà, gli incubi e i sogni si sovrappongono e il pubblico non doveva mai essere sicuro di ciò che vedeva. Mi sono ispirato a Kubrick per la composizione delle immagini e il ritmo del racconto, ma ho tenuto presente anche la lezione di David Lynch. Non ho pensato a Shutter Island, come qualcuno mi ha chiesto, ma adoro Scorsese”.
A rendere ancora più interessante il film la location, tra cui la meravigliosa Reggia di Venaria: "All’inizio avevamo intenzione di girare in Puglia, poi la Reggia di Venaria ci ha folgorati. Ogni regista, in fondo, sogna di girare un film in Italia. A Venaria abbiamo trovato quella grandeur che ci ha consentito di creare un’atmosfera onirica”.
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