Un musical, dalla prima all’ultima scena. Dall’esterno del teatro che visse tempi gloriosi, filmando la sua facciata illuminata nella maniera più classica nel prologo ambientato in un passato scintillante, all’edificio distrutto, rimesso in piedi come palcoscenico all’aperto, e poi ristrutturato e reso di nuovo nel suo splendore originario nell’epilogo che sa di favola. In quel teatro, nelle case dei personaggi, per le strade della città immaginaria abitata solo da animali che si comportano, vestono, vivono una quotidianità domestica e lavorativa in tutto e per tutto identica a quella di esseri umani che hanno sostituito, si snoda la magnifica avventura di Sing. Nel nome della musica, del canto, del ballo, del desiderio di realizzare un sogno, di spezzare i tanti volti della monotonia o delle gabbie che costringono i personaggi ad azioni ripetitive, abitudinarie o del tutto non volute.
Diretto da Garth Jennings, Sing è il nuovo lungometraggio d’animazione ideato dallo staff della Illumination Entertainment, la società che ha creato il franchise di Cattivissimo me e Minions e in tempi più recenti un altro gioiello, Pets - Vita da animali, che appare come l’ideale anticipatore di Sing. Un film, quest’ultimo, che esprime tutta la classicità del cinema hollywoodiano, e di un genere come il musical che fa rivivere nel suo splendore, non come corpo posticcio e post-moderno di certe operazioni elaborate in anni passati per tentare di ridargli luce, ma ponendosi in sintonia con la libertà e la naturalezza, sprigionanti dall’artificio più esibito, dei suoi anni d’oro. Ed è un film d’animazione a farlo, dove la sperimentazione non ha mai fine.
Sono tanti i personaggi di Sing, dapprima incontrati nei loro ambienti quotidiani, con la macchina da presa che scorrazza per le vie della città affacciandosi, come in una serie di fermo immagine, di volta in volta sulla soglia dei futuri vincitori della gara di canto inventata dal koala Buster Moon, che si appassionò alla musica all’età di sei anni, spettatore insieme al padre proprio in quel teatro. Ma ora Moon, divenuto proprietario della sala, è caduto in disgrazia e solo un miracolo, un ulteriore sogno americano o diritto alla felicità, potrà salvarlo. Accorrono da tutta la città, il premio in denaro, per colpa di un errore della sbadata signorina Crawly, lucertola decrepita e segretaria di Moon, è di 100.000 dollari. Sono tanti, ma come in A Chorus Line, i prescelti saranno pochi.
Fra coloro che superano la selezione ci sono la scrofa Rosita, madre di venticinque maialini scatenati; il topo Mike, narciso e imbroglione; il giovane gorilla Johnny, che non vuole saperne di appartenere alla gang gestita dal padre; la porcospina punk Ash (un colpo di genio del team Illumination); l’elefantina adolescente e timida Meena, dalla voce meravigliosa. Difficile non innamorarsi di loro. Accadranno avventure e disavventure, ci saranno rivalità e complicità, separazioni e ricongiungimenti, cattiverie e generosità. La vecchia e ricca stella Nana Noodleman, pecora che con la sua voce incantava le platee, investirà i suoi soldi per la ristrutturazione del teatro.
Il teatro, il musical, la vita sul palcoscenico non possono morire. Sing, con la sua struttura circolare, con l’inizio e la fine che coincidono, ne è una luminosa testimonianza. Il tempo, se non quello dello spettacolo, non esiste.
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