Alla maggior parte del pubblico cinematografico, il nome Lee Gordon Demarbre non dice assolutamente nulla. Eppure esiste una piccolissima ma solida nicchia di fanatici dell'horror più low budget e demenziale possibile che ricorda questo regista candadese classe 1972 per aver realizzato, nel 2001, un minuscolo cult che risponde al programmatico titolo di Jesus Christ Vempire Hunter. Inutile dire che sì, in quel film Gesù Cristo, ritratto come una sorta di definitivo last action hero torna tra noi comuni mortali per dare la caccia ai discendenti di Vlad III di Valacchia, il buon Conte Dracula.
Smash cut: la trama
Able Withman, regista di B movies, sta vivendo un periodo disastroso. La sua carriera è un susseguirsi di fallimenti, la critica lo detesta, il pubblico si allontana sempre più disprezzando i suoi film horror che non provocano alcuno spavento perchè di pessima fattura. Una sera il regista capita in uno strip club e viene folgorato da una spogliarellista; convinto di aver trovato la musa ispiratrice che risollverà il suo cinema, decide di portarla a casa con sè. Lungo la strada però i due fanno un incidente: lui sopravvive, lei muore sul colpo. Able decide di occultare il cadavere tagliandolo prima in varie parti, quando all'improvviso ha un'intuizione: usare i resti umani nei propri film invece di protesi posticce, in modo che tutto sia più reale e sconvolgente. Dopo un primo tentativo andato a buon fine, il cineasta decide di proseguire con questa tecnica. A quel punto bisogna solamente trovare altri cadaveri da smembrare. Il regista di Smash cut è diretto da Lee Gordon Demarbre
Dopo il bizzarro ultra low bugdet dai toni volutamenti trash e diveriti Jesus Christ Vempire Hunter, per Lee Gordon Demarbre ci sono altri lavori dello stesso tenore ma meno altisonanti (niente improbabili ritorni di Altissimi a caccia di mostri, insomma). Nel 2009 arriva però il turno di Smash Cut, oggetto della nostra recensione. Il film parte già con una premessa per cui sarà, qualità o meno, ricordato, perché nel variopintissimo cast (ne parleremo dopo) troviamo la celeberrima pornostar (ora ex) Sasha Grey, nella sua prima interpretazione fuori dal mondo dell'hard. Avendo a disposizione un nome del genere, la bella Sasha ovviamente spadroneggia su una ottima locandina in veste di infermiera sexy horror, biglietto da visita di un film che, in realtà, è tutto il contrario di quella immagine così lucida, fighetta e lavorata su Photoshop.
Già, perché il regista canadese decide di girare Smash Cut per farlo sembrare ancora più low budget di quello che è, operazione nostalgia presa in prestito da Planet Terror di Robert Rodriguez, pellicola realizzata back-to-back assieme a Death Proof di Quentin Tarantino per il progetto Grindhouse. E' proprio l'amore per il cinema grindhouse, per gli horror da scalcinati drive-in di serie b, se non di serie z a muovere mano (e sopratutto cuore) di Demarbre. Smash Cut è un film dalla trama abbozzata, con interpreti traballanti che recitano alla bene e meglio, ma è anche un film fantasioso, pieno di idee talmente stupide ed esagerate da risultare divertenti, sempre se avete il senso dell'umorismo sintonizzato su queste frequenze un po' freak. In fondo, questo minuscolo horror è proprio quello, un continuo strizzare l'occhio a chi è cresciuto con un certo immaginario, magari con i film di Joe Dante (da cui riprende una visione cinefila e da fan del cinema stesso) e le prime folli pellicole horror-splatter del Peter Jackson come Splatters – Gli schizzacervelli e Bad taste, prima del boom nel cinema mainstream mondiale avuta con la saga fantasy de Il signore degli anelli.
Smash cut è il film adatto ai cultori dell'horror
Non è quindi un caso se, tra mille litri di rossa emogoblina e una fotografia fintamente rovinata e vintage, trovi spazio in Smash Cut un cast che è tutto un programma per il cultore dell'horror. Troviamo infatti: David Hess (L'ultima casa a sinistra di Wes Craven del 1972, La casa sperduta nel parco del nostro Ruggero Deodato, 1980), Michael Barryman (Le colline hanno gli occhi di Wes Craven del 1977 dove interpreta l'iconico e indimeticato ruolo dello spaventoso Pluto) e soprattutto il mitologico Herschell Gordon Lewis, il progenitore dello splatter movie, autore pioneristico, di chicche come Blood Feast e 2000 Maniacs, girati negli anni Sessanta. Questi film gli diedero l'onore del tonitruante nickname "the godfather of gore" (appellativo che poi erediterà il grandissimo regista italiano Lucio Fulci). Smash Cut dunque non nasconde in nessun modo di essere stato realizzato come film con un preciso target di pubblico, fruibile (e godibile) quindi da coloro i quali condividono assieme al regista la passione per un certo cinema e tutti i suoi miti connessi.
Smash Cut, il film che regala lacrime e sorrisi
E' tutto qui il gioco, perché parliamo di un film volutamente realizzato per una nicchia di persone appassionate, ma quello che sorprende è proprio la genuità di una pellicola che tende la mano allo spettaore come un vecchio amico che vuole ricordarti i bei tempi, dove tutto è iniziato, in una sorta di dolce ricordo per quelle pellicole consumate magari di nascosto dai genitori o magari viste senza avere l'età legale per farlo, magari saltando la scuola proprio per cercare il più assurdo, truce, sanguinolento e folle film in VHS da vedere assieme gli amici. Quindi, anche se tecnicamente molto povero, Smash Cut ha tutte le carte in regola per regalare un sorriso (e forse anche una lacrima, visto che papà Herschell Gordon Lewis ci ha purtroppo lasciati nel 2016) a tutti i fanatici di un certo tipo di horror, vuoi anche per la palese ironia sguaiata nell'apposita realizzazione di terrificanti effettacci di plastica, a voler significare che non sono necessarimente budget ed effetti speciali in perfetta computer grafica il vero motore del racconto cinematografico.
Concetti, questi, effettivamente ormai troppo romantici e fuori dal tempo, ma in fondo lasciarsi andare di tanto in tanto alla nostaglia, anche quella più facilona e retorica, è qualcosa che facciamo tutti. Postilla finale: rimarranno delusi tutti coloro che approcciano la pellicola per la presenza di Sasha Grey sperando in qualche performance particolare perché questo è un altro tipo di cinema e quando viene vietato ai minori di 18 anni lo è per sangue e violenza e non per altro.
Voto: 5.5
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