Il codice Da Vinci. Prima romanzo di successo, poi anche film, di altrettanto successo. E in entrambi i casi fonte di discussioni infinite, di accuse di falsità, manna al cielo per i talk show televisivi.
Questa sera Il codice Da Vinci torna in prima serata su Italia1, per riproporci una delle storie più controverse dell'ultimo decennio. Ve la ricordate?
A Parigi, il curatore del Louvre, Jacques Saunière, viene ucciso per mano di un monaco albino appartenente all'Opus Dei. Il noto studioso di simbologia, il professor Robert Langdon, viene a sapere dell'omicidio e, condotto al Louvre, interrogato, poiché ritenuto colpevole della morte del curatore.
Langdon, affiancato da Sophie Neveu, nipote del curatore ucciso, e successivamente anche dallo studioso sir Leigh Teabing, dovrà ripercorrere attraverso enigmi indecifrabili e il pericolo di misteriosi nemici sempre in agguato, il percorso del Santo Graal.
Il romanzo Il codice Da Vinci, e conseguentemente anche il film, tuttavia, sono stati spesso criticati per la loro pretesa di storicità e per alcune inesatezze e alcuni errori. Vi sveliamo i principali.
Ecco alcuni errori individuati dallo storico delle origini del Cristianesimo e filologo del Nuovo Testamento, Bart Ehrman:
- La vita di Gesù non è stata scritta da migliaia di seguaci. Gesù non aveva “migliaia di seguaci” e di certo non erano alfabetizzati. (Il codice da Vinci, p. 272).
- Il “costume dell’epoca” non imponeva affatto “a un ebreo di essere sposato” (p. 288). Infatti, i membri della comunità dei Rotoli del Mar Morto erano in gran parte celibi.
- Non esiste alcuna prova che dimostri che Maria Maddalena sia stata incinta nel momento in cui era sotto la Croce (p. 298).
- «Nell'anno 325 Costantino decise di unificare Roma sotto una sola religione, il cristianesimo» (p. 272). In realtà il Cristianesimo diventò religione di Stato soltanto nel 380 per opera dell'Imperatore Teodosio.
- «–Ma è una donna! afferma Sophie guardando il personaggio alla destra di Gesù nell'Ultima Cena [...] –Quella donna, mia cara, è Maria Maddalena » (p. 285-286). In realtà l'aspetto femmineo di Giovanni apostolo fa parte dell'iconografia dell'epoca, riscontrabile non solo nell'opera di Leonardo ma in tutte le "ultime cene" dipinte da altri artisti tra il XV e il XVI secolo.
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