Tra i festival storici italiani il Bergamo Film Meeting è uno dei pochi sopravvissuti, ed è in gran forma. Per la trentacinquesima edizione (11-19 marzo 2017), l'appuntamento cinematografico bergamasco offre un cartellone enorme, all'interno del quale, come da tradizione, sono gli omaggi e le retrospettive a costituire il punto di forza. Lo sguardo sul cinema e su autori di un passato più o meno lontano è ampio e contempla sia personaggi che hanno contribuito alla crescita della settima arte nel corso di carriere lunghe decenni sia cineasti nel pieno del loro lavoro di ricerca. Da una parte, due mostri sacri come il regista ceco Milos Forman (esponente di rilievo della nouvelle vague cecoslovacca degli anni Sessanta, poi trasferitosi negli Stati Uniti dove ha girato film di grande popolarità come Qualcuno volò sul nido del cuculo, 1975, vincendo cinque Oscar, il musical Hair, 1979, Amadeus, 1984, consacrato con otto statuette) e lo sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière; dall'altra tre cineasti impegnati a tradurre in immagini il presente, ognuno portatore di una precisa identità filmica: l'islandese Dagur Kari, la francese Dominique Cabrera, il greco Thanos Anastopoulos.
Ma Bergamo Film Meeting significa anche la mostra concorso composta di sette film (tranne uno, tutti europei, continente al quale il festival riserva una particolare attenzione); la sezione Visti da vicino, ovvero quattordici documentari per indagare la complessità del mondo contemporaneo (va subito segnalato Shooting Ourselves di Christine Cynn per l'originalità individuata nel trattare l'influenza del traffico delle armi sulle persone comuni, documentando il lavoro di sperimentazione della compagnia teatrale berlinese Rimini Protokoll consistente nel far ri-vivere a persone di varie zone del mondo segnate dalla guerra le loro esperienze negli spazi di un edificio trasformato in tante stanze per ri-creare quotidianità lontane e, al tempo stesso, un dialogo attraverso parole e immagini); il cinema d'animazione con la personale della regista estone Chintis Lundgren, proveniente da un paese celebre per il contributo dato fin dal dopoguerra all'animazione; la Fantamaratona con una notte popolata di licantropi con la proiezione, in versioni restaurate in digitale, di una pietra miliare di questo sotto-genere horror, L'uomo lupo (1941) di George Waggner con Lon Chaney Jr., figlio d'arte, e In compagnia dei lupi (1984) di Neil Jordan, horror fantasy che rivisita la favola di Cappuccetto Rosso.
Il festival è stato vinto dal film francese Toril di Laurent Teyssier, premiato dalla giuria composta unicamente dagli spettatori. Miglior documentario, il messicano El charro de Toluquilla di José Villalobos Romero.
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