Ieri è passato in concorso il primo film italiano in gara, L’attesa, opera prima di Piero Messina. Il film è un omaggio alla potenza della Sicilia, potenza sacra e pagana, fatta di spazi che arrivano fino al cielo e di grandi stanze che diventano la metafora degli spazi interiori che popolano la mente. E la Sicilia, nonostante un cast internazionale (il film è una coproduzione con la Francia) c’entra tutta, infatti la storia della pellicola si basa sul dramma di Luigi Pirandello, La vita che ti diedi.
Il film racconta di Anna, interpretata da una magnifica Juliette Binoche, che, rimasta vedova, trascorre le sue giornate in completa solitudine con la sola compagnia dei rumori di Pietro, il tuttofare della casa che cerca di preservare la villa profondamente segnata dal passare del tempo. All’improvviso a rompere questa idilliaca monotonia arriva Jeanne, che dice di essere la fidanzata di Giuseppe, il figlio di Anna, il quale le ha chiesto di aspettarlo a casa. Fra le due donne inizia una convivenza fatta di attesa, una attesa che però cela il segreto che Anna custodisce: le due donne aspettano ma Giuseppe tarda a tornare a casa. Il film, dell’ex aiuto regista di Paolo Sorrentino, è stato accolto da sette minuti d’applausi a fine proiezione.
Reazione opposta si è guadagnato il film A bigger Splash, dell’italiano Luca Guadagnino, che durante la proiezione è stato accompagnato da continui fischi di chiara disapprovazione. Remake de "La piscina" del 1968, è un thriller con cast internazionale, Tilda Swinton (che continua a fare i film con Guadagnino, ormai inspiegabilmente) e Dakota Johnson.
Ieri è passato anche The Danish Gir, il film ha conquistato tutti. Diretto da Tom Hooper e interpretato da Eddie Redmayne (Oscar per La teoria del tutto) racconta la storia del pittore Wegenere. Danimarca, inizi del Novecento, Einar Wegenere è un pittore paesaggista mentre Gerda, sua collega, è una ritrattista. Un giorno, per gioco ma anche per provocazione, Gerda ammira i tratti e modi femminili di Einar che così comincia un travestimento che lo trasforma nella modella di Gerda. Travestimento che però, presto, Einar capirà essere la sua vera natura. The Danish Girl, in concorso, appare come un film che riflette sul senso dell’arte, ma è anche una storia magnifica e ammaliante per l’occhio dello spettatore, una delicata apologia sulla capacità di accettare il cambiamento. Film che si candita prepotentemente a portarsi a casa qualche premio.
A cura della redazione
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