Capolavoro diretto da Tom Hopper e ispirato a una storia vera, Il discorso del re annovera nel suo cast rinomati attori del calibro di Helena Bonham Carter, Colin Firth, Guy Pearce e Geoffrey Rush.
Siamo nell’Inghilterra del 1925. Il principe Albert, secondogenito del re Giorgio V, ha problemi di balbuzie che gli provocano un forte disagio al momento di parlare pubblicamente. Fortunatamente Albert non è erede al trono, e la sua balbuzie migliora quando è nella compagnia confortante della moglie Elizabeth (Helena Bonham Carter) e le figlie Margaret ed Elizabeth.
Elizabeth si rivolge un giorno al terapeuta Lionel Logue, esperto in problemi di linguaggio. Dopo un’iniziale diffidenza e il conseguente rifiuto, il Principe accetta di sottoporsi a questa ennesima terapia. Logue allena il proprio paziente con esercizi di rilassamento, e non soltanto di pronuncia, e instaura con lui un rapporto quasi confidenziale, fino a indagare le radici psicologiche del problema.
Alla morte di Giorgio V, sale al trono Edoardo VIII, fratello del protagonista. Questo intende sposare una donna divorziata ma ciò non gli è permesso, in quanto Re e capo della Chiesa del Regno Unito: per amore di lei, Edoardo abdica in favore del fratello.
Dati il rapporto tra Albert e Logue e la cerimonia di incoronazione imminente, l’arcivescovo Cosmo Lang indaga sul passato del terapeuta. Albert scopre così che l’amico non è un medico, bensì un attore fallito. Questo si giustifica dicendo di non averlo mai ingannato, che le sue abilità gli vengono da anni di esperienza: Bertie è convinto e la cerimonia si svolge serenamente.
Nel 1939, al momento di dichiarare guerra alla Germania, Logue è convocato a Buckingham Palace. Il film si conclude con un toccante discorso del re alla radio, di grande impatto su tutta la nazione.
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