Il cinema prende sempre la sua ispirazione dal mondo e dalla vita reale, e anche da episodi tragici, come le guerre. La Seconda Guerra Mondiale, con l'orrore dei totalitarismi, del nazismo, e dei campi di concentramento in cui persero la vita milioni di ebrei, hanno offerto purtroppo moltissima materia per sceneggiature di film.
Alcune delle più belle pellicole sulla Seconda Guerra Mondiale parlano proprio della tragedia delle famiglie ebree deportate. Basti pensare a titoli come "Schindler's List" (1993), di Steven Spielberg, premiato con molti Oscar, in cui si narra la vicenda di un uomo che cercò invece di salvare vite umane in mezzo all'orrore.
Un altro punto di vista lo stesso Spielberg aveva offerto con "L'impero del Sole" (1987), dove si raccontava del conflitto dal punto di vista dei detenuti nei campi giapponesi, prima dell'esplosione delle bombe atomiche. "Train de vie" (1998), come "La vita è bella" (1997), è un film che narra in modo onirico e lieve di una delle tragedie più immani di ogni tempo, forse per questo riuscendo a farla percepire in modo ancora più profondo.
Ma forse chi ha saputo narrare in modo più toccante e originale l'orrore e la speranza derivante dall'estrema disperazione che quegli anni terribili suscitarono nel cuore degli uomini è stato Roman Polanski con "Il Pianista" (2002), dove un artista che vive di musica riesce a preservare intatta la sua anima, e la sua arte, anche attraverso il più indicibile degli orrori.
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