Nel corso degli anni la casa di distribuzione Lab80 e il Bergamo Film Meeting hanno promosso nelle sale italiane e nelle edizioni del festival la cinematografia islandese. Nei cinema italiani il mese di marzo 2017 ha portato Passeri (Sparrows), opera seconda di Runar Runarsson (nel 2004 ha diretto un cortometraggio notevole e struggente, The Last Farm, su un anziano che, rimasto vedovo nella fattoria sperduta, si suicida). Mentre la trentacinquesima edizione del Bergamo Film Meeting (11-19 marzo 2017) dedica uno dei tre omaggi che compongono la sezione "Europe, Now!" a Dagur Kari. Del cineasta islandese, nato a Parigi nel 1973, il festival propone la filmografia completa: i primi due due cortometraggi Old Spice, 1999, e Lost Weekend, 2000; l'episodio girato per il film collettivo Dramarama (2001), cinque storie in tragicommedia; i quattro lungometraggi realizzati fra il 2003 e il 2015.
Kari (anche sceneggiatore e compositore della musica dei suoi film insieme a Orri Jonsson, insieme hanno fondato il duo elettronico Slowblow) fa parte della generazione di registi che, dalla metà degli anni Novanta, ha contribuito a portare il cinema dell'Islanda sempre più all'attenzione internazionale. In tal senso, il suo lungometraggio d'esordio è esempio calzante della nuova scena cinematografica sviluppatasi sull'isola del ghiaccio. E' il 2002 quando Dagur Kari dirige Noi albinoi, dove riunisce in forma di commedia stralunata che vira verso la morte i segni più profondi del cinema del suo paese, dallo humour alla disperazione prodotti su varie generazioni dall'isolamento. Noi albinoi (finora unico film di Kari a essere uscito nei cinema italiani e in dvd) descrive le vicende surreali e tragiche di un giovane albino in una località sperduta dell'Islanda, dove un vulcano osserva immobile e minaccioso e ovunque si attende il manifestarsi di un evento devastante. Non così riuscito è il suo secondo film, Dark Horse (2005), commedia surreale in bianconero suddivisa in brevi capitoli e ambientata a Copenhagen. The Good Heart, terzo film del regista, ha un set quasi esclusivamente statunitense per la storia dell'amicizia fra un senzatetto che ha tentato il suicidio e un anziano barista colpito da una crisi cardiaca ricoverati in ospedale. Il Bergamo Film Meeting presenterà invece in anteprima italiana il film più recente di Kari, Virgin Mountain (2015), che rappresenta il ritorno in Islanda del regista. Protagonista di questo dramma esistenziale è il quarantenne obeso Fusi (il suo nome è anche il titolo originale) che vive con la madre un'esistenza monotona fin quando nella sua ripetitiva quotidianità compaiono una giovane donna e una bambina.
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