E' difficile dimenticare Emily Blunt nel ruolo di assistente di Meryl Streep nel Diavolo veste Prada, eppure, ha appena interpretato Rachel, la protagonista alcolizzata della Ragazza del treno.
Tratto dal bestseller di Paula Hawkins, La ragazza del treno ha portato Emily Blunt a interpretare per la prima volta un personaggio che la terrorizzava: non un'eroina, nè un'agente e di sicuro non l'angelica Mary Poppins che affronterà presto. Ma per fortuna se l'è cavata egregiamente: «Sono orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto».
«Se ho paura, vuol dire che la parte rappresenta una sfida da accettare. Ma Rachel è una persona talmente tossica, emotivamente e fisicamente, che non vuoi respirare troppo a lungo la sua stessa aria. Quindi, durante il lungo viaggio in macchina verso casa meditavo, e cercavo di concentrarmi su pensieri felici. Per fortuna avere una bambina che mi aspettava mi impediva di fare la method actor: stare “in personaggio” (come prevede il Metodo Stanislavskij praticato dall’Actors Studio, ndr) tutto il tempo sarebbe stato veramente troppo», ha detto l'attrice a Vanity Fair.
«Mi attirava che in un ruolo come questo ci fosse una donna, perché succede così raramente in una grande produzione: le donne di solito non sbagliano, mentre a Rachel è successo più volte e ora si trova isolata, con una sensazione di incompletezza che la porta a narrare la storia di cui è protagonista senza essere certa di quello che dice».
Emily si è preparata guardando documentari e gli episodi della serie Tv Intervention, che è basata su storie vere di persone affette da varie dipendenze. «Una in particolare, su una soccer mom, di quelle perfettine che è precipitata nell'alcolismo a una velocità spaventosa. È terribile vedere il potere degli artigli della malattia una volta che ti ha catturato. Ho capito lì quanto fosse complicato ritrarre un'alcolista: non vuoi che risulti comica, o accomodante come quegli zii che alzano un po' troppo il gomito. Vuoi che ti spaventi».
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