Dal sogno dell'NBA cullato da bambino arrotolando i calzini del padre all'ultimo canestro decisivo con la maglia numero 24 dei Lakers: Dear Basketball è il commovente testamento di Kobe Bryant, la leggenda del basket scomparso il 26 gennaio a Los Angeles a causa di un drammatico incidente in elicottero. Quel lavoro, ispirato alla lettera che Bryant stesso aveva scritto il giorno in cui decise di lasciare lo sport, ha vinto il Premio Oscar come miglior cortometraggio animato nel 2018. Merito della vittoria fu anche di Glen Keane, l'animatore che aiutò Kobe a realizzare il corto.
Glen Keane: Kobe Bryant una leggenda
Dalle colonne di The Hollywood Reporter, Keane ha voluto ricordare Kobe Bryant raccontando per la prima volta il loro incontro. Era il 2015 e Kobe si presentò con la sua famiglia nel piccolo studio di Keane a West Hollywood.
Appena scesero dal SUV, ho desiderato che qualcuno del quartiere fosse lì ad assistere alla scena. Ma c'era solo la nostra umile piccola squadra di lavoro.
Una domanda ossessionava Glen: doveva stringergli la mano? Come si saluta una leggenda? Quando fece la prima mossa e allungò la mano, Bryant gliela tirò verso di lui per accoglierlo in un caloroso abbraccio.
L'altra preoccupazione di Keane era il suo studio: un bifamiliare degli anni '20, non proprio una villa spaziosa.
Speravo che non sbattesse la testa sull'arco basso che separa il soggiorno dalla sala da pranzo. Stava in piedi in silenzio e guardava le pareti coperte di storyboard e schizzi. 'Cosa starà pensando?', mi domandavo. 'È perfetto', disse.
Kobe Bryant, Oscar e tenerezza in famiglia
I disegni di Glen Keane erano per Kobe qualcosa di reale, niente di posticcio o laccato. Il suo desiderio era proprio quello: Dear Basketball doveva essere il più realistico possibile.
Keane, storico character animator per la Disney, disegnò per le figlie di Bryant la Bestia, Ariel e Pocahontas.
Ricordo quanto fosse vicino alle sue ragazze e quanto si sentisse unita questa famiglia. L'immagine che ora resterà per sempre impressa nella mia mente è quella di Gianna accovacciata sulle ginocchia di Kobe, che intanto le accarezza i suoi bellissimi capelli.
Keane confessò alla stella dei Lakers di essere stato un pessimo giocatore di basket in gioventù. La sua risposta fu spiazzante.
Mi disse che era un bene, perché così tutto quello che avrei saputo di questo gioco sarebbe venuto dallo studio su di lui.
I due parlarono per ore e di tutto, in particolare della passione in comune per Beethoven: Bryant gli rivelò di aver strutturato il ritmo di una partita di NBA sulla Quinta Sinfonia.
Creativamente abbiamo legato proprio in quel momento. Conoscere Kobe è stato uno di quei doni fuori dal comune, che arriva direttamente dalle mani di Dio, ancora intriso di profumo del cielo.
Fonte foto copertina: www.youtube.com/watch?v=x3x5C3iNLKo
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