Nonostante sia stata seguita da oltre un milione di spettatori medi per il debutto su Sky e abbia generare un enorme hype per il terzo e quarto episodio, M - Il figlio del secolo non convince affatto Marco Travaglio. Il giornalista ha pubblicato sul Fatto Quotidiano una sonora stroncatura delle serie tv diretta da Joe Wright, interpretata da Luca Marinelli nei panni del Duce e ispirata ai romanzi di Antonio Scurati.
Marco Travaglio: M - Il figlio del secolo "è una barzelletta"
Travaglio precisa che M - Il figlio del secolo è "molto ben fatta", forse "un po' statica, noiosa e sconnessa", ma "tecnicamente impeccabile per cast, interpretazioni, regia, ambientazioni, musiche, spettacolo". La miniserie ha però un grosso difetto: "ci racconta un uomo che non è Benito Mussolini, ma la sua macchietta, e un movimento che non è il vero fascismo, ma la sua caricatura".
Per Travaglio "il rischio è che chi vede la serie pensi che il Duce e i personaggi storici che gli ruotano attorno fossero davvero così: marionette, parodie e sagome da teatro dei pupi o del grottesco". È per questo motivo che il giornalista chiede a gran voce, specie in questo momento, "precisione e profondità storica, non barzellette, scenette e banalizzazioni un tanto al chilo".
C'è un grosso problema di rappresentazione per Travaglio: il giornalista se la prende con il modo in cui gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino (e di riflesso Scurati nei suoi libri) tratteggiano Mussolini, il re Vittorio Emanuele III, l'intellettuale e mecenate Margherita Sarfatti e il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti, "non un pagliaccio vestito come Totò a Capri fra gli esistenzialisti" ma "il fondatore di un'avanguardia artistico-culturale che segnò tutto il secolo e a cui tuttoggi si ispira la performance art".
M - Il figlio del secolo, Travaglio contro la serie tv Sky
Per Travaglio nella serie non c'è traccia di quell'Italia "profonda, magmatica e contraddittoria, delle masse uscite dalla Grande guerra che si sentivano per la prima volta protagoniste, facevano la fame per la crisi galoppante, premevano alle porte del palazzo pretendendo di votare e di contare, scuotevano le tarme dell'ancien régime notabilar-liberale anche menando le mani nella lunga e violenta guerra civile su tutti i fronti".
La firma del Fatto conclude che "già i fascisti su Marte di M non sono quelli di un secolo fa, figurarsi se somigliano a chi oggi davvero minaccia le democrazie: le big tech, i monopolisti dell'informazione, della censura e del pensiero unico, i governi tecnici e 'migliori' che se ne fregano delle elezioni e, se non danno il risultato sperato dai 'mercati', le ribaltano o le annullano". L'unica parentela possibile sarebbe "fra il Mussolini socialista che passa da neutralista a interventista e il partito della guerra dei nostri sinceri democratici atlantisti: ma questi, siccome non indossano la camicia nera, sono bravi ragazzi".
Foto: Andrea Pirrello / Sky / The Apartment
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