Grey’s Anatomy è ormai un medical drama cult per tutti gli appassionati del genere. Nata dal genio di Shonda Rhimes, la prima stagione racconta di cinque tirocinanti e il loro unico obiettivo: diventare i medici più talentuosi del Paese. E' questo lo scopo di Meredith Grey, ma anche della competitiva Cristina Yang, del pasticcione George O'Malley, dell'insicura ma piena di capacità Izzie Stevens e dell'arrogante ma con un briciolo di cuore Alex Karev. Tra difficili casi medici e intricate tresche amorose, i cinque proveranno a sopravvivere e a crescere insieme. Nel cast della prima stagione c’erano Ellen Pompeo, Justin Chambers, Chandra Wilson, James Pickens Jr., Patrick Dempsey, Sandra Oh, Eric Dane, Katherine Heigl, T.R. Knight e Isaiah Washington.
La recensione di Grey's Anatomy di Shonda Rhimes
Ormai sappiamo come lavora Shonda Rhimes. Se non accade qualcosa di drammatico che stravolga le nostre vite, non è felice. Così ogni volta ci propone un finale di stagione micidiale senza lasciarci la possibilità di reagire, in quanto attoniti da quanto accaduto. Diversamente da E.R., altro medical dramma di grande spessore, in Grey’s Anatomy vengono messe in risalto - soprattutto negli ultimi anni - le relazioni tra i diversi personaggi. Non che i casi siano banali o superflui, anzi la maggior parte di essi sono un pugno nello stomaco: inquietanti, dolorosi, emozionanti. Ma la nostra Shonda è più interessata alla caratterizzazione dei personaggi e ai loro rapporti intrecciati, che non mancano mai di originalità. Però, è giusto ammetterlo, i casi clinici vengono affrontati con troppa superficialità, a differenza del più geniale Dottor House (sia in termini di scrittura sia per le dinamiche che si presentano, anche nei rapporti umani).
Questa non vuole essere una vera e propria critica, però essendo un medical drama, dovrebbe coinvolgere lo spettatore anche dal punto di vista medico. Anche nei casi più eclatanti viene data maggiore importanza a quello che pensano i medici in questione, lasciando poco spazio all’evolversi della malattia. Vediamo operazioni, certo, ma principalmente ci vengono mostrati personaggi che interagiscono tra loro. D’altra parte, però, i rapporti personali e le vite dei dottori sono approfonditi con così tanta attenzione che risulta difficile per lo spettatore rimanere impassibili di fronte a certi accadimenti, perlopiù drammatici ma coinvolgenti. Tante le perdite contate nelle stagioni passate e, a quanto pare, presto ci saranno nuove vittime, ma d’altronde - se così non fosse - non sarebbe Grey’s Anatomy. Ottima l’interpretazione degli attori, anche di quelli secondari, ma il punto di forza della serie sta nel linguaggio adottato, molto curato, e nei dialoghi serrati ma diretti dei protagonisti.
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