E' il 1968 quando Georga A. Romero realizza La notte dei morti viventi. E' il suo primo film ed è un esordio folgorante. Attaccato violentemente e ignorato dai critici alla sua uscita, diventerà un testo imprescindibile nella storia dell'horror, un capolavoro proiettato ininterrottamente, doppiato in diciassette lingue, originando un vero e proprio culto planetario. Sono trascorsi quasi cinquant'anni e quest'opera di bellezza struggente, moderna e radicalmente politica nel mettere in scena le derive dell'umanità (segno che il regista non abbandonerà mai), mantiene intatta tutta la sua forza. Il festival di Berlino ha inserito il film nella sezione Berlinale Classics, presentandolo in anteprima internazionale nella versione restaurata in digitale 4K. Una sezione ormai obbligata nel palinsesto dei maggiori festival internazionali, inaugurata da Cannes e proseguita da Venezia. Una sezione nella quale convivono sia lavori di fama internazionale (Io e Annie, 1977, di Woody Allen, Maurice, 1987, di James Ivory, Terminator 2: Il giorno del giudizio, 1991, di James Cameron) sia rarità recentemente restaurate (tra quelle scelte da Berlino va segnalata Avanti Popolo, commedia nera sull'assurdità della guerra diretta dall'israeliano Rafi Bukaee nel 1986, primo film israeliano dove i ruoli degli arabi erano interpretati da attori arabi, considerato uno dei film più importanti, e popolari, della storia del cinema di Israele).
In La notte dei morti viventi un gruppo di persone si rifugia in una casa isolata tentando di resistere all'assalto degli zombi, morti divenuti tali in seguito a radiazioni che li hanno riportati in vita. L'inizio al cimitero con lo zombi che insegue la giovane donna oppure il finale di segno quasi documentario con gli uomini razzisti armati che uccidono il giovane nero Ben credendolo uno zombi (o solo perché ha un colore della pelle diverso dal loro) o ancora l'assedio alla pompa di benzina sono soltanto alcune delle scene memorabili di un film che fu girato con pochi soldi, in bianconero, con attori, professionisti e non, scelti tra gli amici di Romero a Pittsburgh, città natale del regista e luogo privilegiato della sua filmografia.
Del culto creatosi attorno al film Romero scrisse: "Sono sorpreso, confuso e riconoscente. Se siete andati a vedere il film, vi ringrazio". E un regista del calibro di John Carpenter si espresse così: "Dire che George Romero ha profondamente influenzato e trasformato il genere horror non è altro che affermare l'ovvio. Eppure, andava detto. La notte dei morti viventi ha strappato il genere all'abbraccio mortale del Romanticismo Gotico".
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