Chiunque abbia visto L'ultimo bacio o il suo sequel, Baciami ancora, vedendo A casa tutti bene avrà certamente riconosciuto la firma di Gabriele Muccino. Impossibile non notarla. Anche lo spettatore più distratto trovatosi in una sala cinematografica a vedere questa pellicola, senza sapere nulla su chi fossero regista e attori, senza aver visto un trailer o aver letto qualche riga su quest'opera, se conosce lo stile del regista romano, in particolare per quanto riguarda i film di produzione italiana, l'avrà certamente riconosciuto. In A casa tutti bene c'è il cinema di Gabriele Muccino ovunque, in ogni battuta o sguardo dei protagonisti si riconosce quell'ansia, quello stato di agitazione che caratterizzando diverso opere del filmmaker romano. Come già fatto in altre sue precedenti opere, anche in questa Gabriele Muccino mostra le debolezze, i vizi più che le virtù dell'essere umano, lo fa attraverso la storia di una famiglia che si ritrova su un isola per festeggiare le nozze d'oro di Alba e Pietro: l'apparente quiete dei primi minuti della pellicola si trasforma ben presto in agitazione e nervosismo quando i vari personaggi saranno costretti a restare sull'isola a causa del mare troppo mosso che non fa partire i battelli per la terra ferma. Vecchi rancori, gelosie, tradimenti ma anche nuovi amori, a quel punto vengono a galla in un'escalation di tensione, il film improvvisamente accelera agganciando l'attenzione dello spettatore e non lasciandola più fino ai titoli di coda.
A casa tutti bene, la versione di Muccino di Perfetti sconosciuti
Per certi versi A casa tutti bene ricorda un po' Perfetti sconosciuti, opera capolavoro di Paolo Genovese. Il cambio di clima della storia è più o meno lo stesso: dalla situazione serena e festosa della prima parte del film, si passa alle tensioni della seconda, ma alla pellicola di Gabriele Muccino manca quell'imprevedibilità, oltre che la comicità, che caratterizza il film di Paolo Genovese. I personaggi di Perfetti sconosciuti sono bravi a nascondere i loro segreti e, nonostante lo spettatore possa immaginare che l'epilogo del film possa prevedere lo smascheramento di qualche storia di corna, difficilmente qualcuno sarà stato in grado di pronosticare con esattezza quello che accadrà. In A casa tutti bene invece le maschere che portano i vari protagonisti sono ben visibili fin dalle prime scene e con il passare dei minuti si attende solo che vengano tolte in modo che ogni ipotesi sul vero volto dei personaggi venga confermate. A differenza che nel film di Paolo Genovese, in quello di Gabriele Muccino non ci sono molte sorprese.
A casa tutti bene: il cast è un dream team del cinema italiano
Per A casa tutti bene Gabriele Muccino ha riunito una sorta di dream team del cinema italiano, nel cast sono infatti presenti quasi tutti i migliori attori nostrani: da Stefano Accorsi a Claudia Gerini, da Pierfrancesco Favino a Giulia Michelini, passando per Carolina Crescentini, Sabrina Impacciatore, Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi, Ivano Marescotti, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino e Giampaolo Morelli. Il regista romano è bravo a trovare un equilibrio tra le tante stelle del suo film, riuscendo a ritagliare per ognuna di loro uno spazio importante in modo che possano esprimere le proprie qualità. Tra così tante star, però, una citazione la merita l'attrice probabilmente meno conosciuta del cast (precedentemente non citata): Elena Cucci. L'artista originaria della provincia di Verona è quella che, insieme a Carolina Crescentini, riesce a trasmettere al meglio il senso di inquietudine e di agitazione che è il filo conduttore dell'opera di Gabriele Muccino.
A casa tutti bene: Muccino non sbaglie neanche stavolta
In conclusione, A casa tutti bene è una bella espressione del cinema italiano, un film che merita di essere visto. Gabriele Muccino non sbaglia neanche in questa occasione: questa è una pellicola molto diversa da quelle "americane" come La ricerca della felicità, Sette anime o Quello che so sull'amore, ma riesce comunque a farsi apprezzare.
Voto: 6
Frase:
“Dicono che la famiglia sia il nostro punto di partenza, poi di fuga e alla fine diventi quello di ritorno”.
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