Avatar - La via dell'acqua è un film mastodontico, immenso, fuori scala per tutto e tutti. Per potenza visiva, complessità narrativa, budget (250 milioni di dollari) e durata. 192 minuti (3 ore e 12) di puro spettacolo, durante i quali l'epos ambientalista di James Cameron, oltre che un inno alla biodiversità e alla cultura della differenza, abbraccia tante altre tematiche. C'è l'esodo e la resistenza alla distruzione del paesaggio naturale, c'è il prezioso equilibrio maschile-femminile. Ci sono padri che non "vedono" i propri figli (il cinema hollywoodiano, specchio di un Paese senza padri, continua a battere su questo versante) e famiglie disfunzionali che imparano a rispettarsi scambiandosi ruoli, genitori che soffrono il peso della responsabilità e figli che crescono, sbagliano, maturano, acquistano consapevolezza.
Avatar 2: recensione (a caldo) del film
La storia si svolge dieci anni dopo i fatti del primo capitolo. Jake Sully e la principessa Neytiri sono ormai sposati e hanno quattro figli: gli adolescenti Neteyam, Lo'ak e Kiri e la piccola Tuk. Il primogenito responsabile, il secondo "reietto", la terza problematica, l'ultima ingenua. Il clan Omaticaya, devoto al culto della Dea Madre, conta su di loro. Kiri è una mezzosangue adottiva come il giovane Spider, il "ragazzo scimmia" umano accolto dalla famiglia, nato sull'Hell's Gate e lasciato su Pandora perché troppo piccolo per tornare sulla Terra in una capsula criogenica.
Ma è impossibile chiudere i conti con il passato. Il colonnello Quaritch è ancora vivo e vuole vendetta. Grazie alle scoperte transumaniste dell'RDA, il marine è tornato in vita come "recomb": un avatar simile in tutto e per tutto ai Na'vi, ma al quale sono state integrate le memorie personali. Riesumato dai colonizzatori guidati dalla generale Ardmore, Quaritch raggruppa un manipolo di recomb e si mette sulle tracce di Sully.
Jake non ha scelta: restare è troppo rischioso per il popolo della foresta. La famiglia deve lasciare casa e allontanarsi per sempre. Ad accoglierli, non senza difficoltà ed iniziali diffidenze, sono i Metkayina, un clan acquatico guidato dal capo Tonowari e da sua moglie Ronal. È qui che batte il cuore pulsante del film: il racconto di formazione di Lo'ak e Kiri che ha al centro l'apprendimento della via dell'acqua e la scoperta del potere e del legame profondo con i tulkun, gigantesche creature degli oceani dall'intelligenza e sensibilità fuori dal comune. Fratelli e sorelle di spirito.
L'acqua, fonte di vita e di morte e di luce e di buio, diventa fin da subito l'elemento principale di una grande avventura in cui i protagonisti sono chiamati a superare una serie di prove durissime, con un incredibile e meraviglioso scontro finale che domina la terza parte e tecniche e tecnologie ancora all'avanguardia. Il 3D non è infatti accessorio: è un elemento indispensabile per la visione.
Perché Avatar - La via dell'acqua è un film da vedere
Più The Abyss e Titanic (inaspettatamente omaggiato) che Avatar, La via dell'acqua è sbalorditivo in tutti i sensi. Tre ore di cinema al grado zero che ha un'ampiezza di racconto impressionante. Non solo perché nessuno credeva che un sequel di Avatar – dal 2009 (anche grazie al mercato cinese che gli ha permesso di superare Avengers: Endgame) il maggior incasso nella storia del cinema – potesse funzionare così bene, ma soprattutto perché conferma che l'ostinazione di Cameron nel voler trasformare il suo kolossal fantascientifico in una saga – sviluppando contemporaneamente tre sequel, con il quarto e ultimo che potrebbe essere diviso in due parti – è un'operazione che ha pienamente senso. Oggi, nel 2022, e a questo punto nel futuro.
Innovativo e originale nella sua classicità, Avatar - La via dell'acqua riesce a dare consistenza a tutti i suoi eroi principali ed è un'esperienza immersiva nel vero senso del termine. Dalla performance capture degli attori agli sbalorditivi effetti visivi di Wētā FX, le scene acquatiche umiliano qualsiasi precedente tentativo avvenuto nell'ecosistema dei blockbuster di ritrarre il mondo sottomarino. Un viaggio incredibile e davvero emozionante. Assolutamente da vedere. Solo al cinema dal 14 dicembre con 20th Century Studios.
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