Carlo Verdone. Totò. Le nuove produzioni Made in Italy. Eleonora Giorgi e Veronica Pivetti. Gli anni della dolce vita. Amir Naderi. Punta, salvo qualche eccezione, sul cinema popolare italiano il B.A. Film Festival (le iniziali stanno per Busto Arsizio, città che ospita la manifestazione) giunto alla quindicesima edizione (18-25 marzo 2017) e diretto per il quarto anno da Steve Della Casa con la collaborazione di Paola Poli. Il sottotitolo del festival ne chiarisce l'identità: Sguardi e punti di vista sul cinema italiano.
Si comincia con Carlo Verdone, ospite della serata inaugurale in programma al Teatro Sociale Delia Cajelli. All'attore e regista, che condividerà con il pubblico aneddoti riguardanti la sua lunga carriera, gli amori e le passioni cinematografiche, e i progetti futuri, verrà consegnato il Premio Platinum Dino Ceccuzzi all'eccellenza cinematografica. Ma la prima giornata del festival inizierà nel pomeriggio con la presentazione del libro autobiografico di Eleonora Giorgi Nei panni di un'altra nel quale l'attrice ripercorre la sua vita non solo artistica ma anche personale, segnata prima dalla dipendenza dall'eroina e poi dallo scandalo che nel 1981 travolse il marito Angelo Rizzoli (sposato nel 1979), iscritto alla loggia massonica P2, e che rappresentò uno dei motivi della sua sparizione dalle scene per quasi vent'anni. L'altra autobiografia presentata al B.A. Film festival sarà quella di Veronica Pivetti Mai all'altezza.
L'omaggio a Totò si deve invece a un anniversario, il cinquantenario della scomparsa (il 15 aprile 1967) del principe della risata, appellativo ben riduttivo per un artista del suo calibro. Film scelto, Uccellacci e uccellini che Pier Paolo Pasolini girò nel 1966, un anno prima della morte di Totò, qui con Ninetto Davoli, entrambi con doppio ruolo: sono un padre e un figlio in cammino nelle periferie romane tanto amate e descritte da Pasolini e due frati evocati dal racconto di un corvo incontrato per strada.
Ci si inoltra nel cinema italiano più recente con la sezione Made in Italy, dove si potranno vedere lavori molto diversi fra loro: cinema di finzione, del reale, cortometraggi, fiction televisive, serie web, videoarte e animazione. Spiccano Monte di Amir Naderi (al quale dedichiamo un articolo a parte) e Nessuno ci può giudicare, documentario firmato da Steve Della Casa e Chiara Ronchini e dedicato ai musicarelli degli anni Sessanta e Settanta rivisitati con interviste (Caterina Caselli, doppiamente omaggiata in quanto il titolo del film fa riferimento a quello di una sua celebre canzone, Nessuno mi può giudicare, Rita Pavone, Ricky Gianco, Mal, il regista Piero Vivarelli...) e materiali d'archivo anche rari. A Steve Della Casa è stato assegnato il Nastro speciale dei Nastri d'Argento Documentari 2017 per Nessuno ci può giudicare e per l'altro suo documentario (diretto con Francesco Frisari) Perché sono un genio! Lorenza Mazzetti, ritratto della regista italiana (e scrittrice, pittrice) che negli anni Cinquanta a Londra ebbe un ruolo essenziale nella nascita del Free Cinema inglese (al proposito consigliamo anche il suo libro Diario londinese dove rievoca quell'esperienza). Lo stesso periodo è in primo piano nella mostra fotografica Gli anni della dolce vita, ovvero l'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta negli scatti di maestri della fotografia.
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