Un nuovo ritratto femminile si aggiunge nella lunga filmografia di Catherine Deneuve. In Sage femme di Martin Provost (fuori competizione al festival di Berlino) la diva del cinema francese, e non solo, interpreta Béatrice, donna egocentrica e brillante che piomba nella vita ben più ordinata di Claire (Catherine Frot). Béatrice è stata l’ultima amante del padre di Claire. Cosa l’ha spinta a telefonarle? La necessità di un cambiamento non è rimandabile. E per Catherine Deneuve si tratta di portare sullo schermo un ulteriore personaggio ricco di sfumature. L’avevamo vista, in due dei suoi ruoli più recenti, vestire i panni di un giudice di minori in A testa alta di Emmanuelle Bercot (2015) e quelli della madre-matrona in una delle tante meraviglie firmate dal regista francese Benoît Jacquot, Tre cuori (2014).
Catherine Deneuve festeggia nel 2017 sessant’anni di carriera. Nel 1957, all’età di 14 anni e con il nome di Catherine Dorléac, il suo primo ruolo nel dramma d’ambientazione studentesca Les collégiennes di André Hunebelle. Deneuve inizia a girare diversi film all’anno e nel 1964 arriva la consacrazione con il personaggio della giovane Geneviève di Les parapluies de Cherbourg diretto dal maestro della commedia musicale francese Jacques Demy. E di lei si accorgono altri cineasti di prima grandezza. Roman Polanski la sceglie per essere Carol in Repulsion (1965). Deneuve dà vita a uno dei suoi personaggi più complessi, una donna la cui repulsione per gli uomini la porta a uno stato d’alterazione e d’allucinazione che sfocerà nell’horror. La sua bellezza conquista Luis Buñuel. Per il regista spagnolo in Bella di giorno (1967) diventa una donna dalla doppia vita: l’insoddisfatta Séverine e la prostituta Belle de Jour. Sarà ancora una donna dalla doppia identità in La mia droga si chiama Julie (1969). Per la prima volta Deneuve recita in un film di François Truffaut - il secondo sarà L’ultimo metrò (1980), dove teatro e vita, maschere da indossare sul palcoscenico e fuori si sovrappongono nella Parigi occupata dai nazisti.
Questa filmografia composta di oltre cento titoli è un viaggio nei molti volti del cinema. Deneuve passa con naturalezza dal grottesco di Marco Ferreri (La cagna, 1972; Non toccare la donna bianca, 1974) all’horror di Tony Scott (Miriam si sveglia a mezzanotte, 1983), dalla commedia italiana di Mario Monicelli (Speriamo che sia femmina, 1986) ai labirinti visivi e narrativi di Raoul Ruiz (Genealogia di un crimine, 1997), dalla poesia filmica di Manoel de Oliveira (Ritorno a casa, 2001; Un film parlato, 2003) all’animazione di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi (dà voce al personaggio della madre nella versione francese e inglese di Persepolis, 2007).
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